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Natalia Poggi [email protected] Uno, cento, mille ...

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Applausi scroscianti sommergono la prof. Salacone, dirigente scolastico della Iqbal Masih di via Ferraironi, XV Distretto Scolastico a Roma. È la preside pasionaria che, a fine agosto, ha chiamato a raccolta docenti, genitori e studenti della sua scuola spronandoli a «fare azioni eclatanti» contro la politica della scuola del governo Berlusconi «perchè i sindacati e il Pd non facevano abbastanza». E così i genitori hanno deciso l'occupazione dell'istituto per il primo giorno di scuola e le maestre si sono vestite a lutto con gran fragore mediatico. «E ora - si chiede la prof. Salacone tra i "brava" e i "sei tutti noi" - chi raccoglierà tutta questa rete di dissensi?». In prima fila c'è Walter Veltroni, che sulla scuola targata Gelmini (e Tremonti e pure Berlusconi) ha già preparato il suo pistolotto e avrà pensato: «It's me!» Per lui chiamato a parlare sul palco gli applausi sono, però, più contenuti, d'ordinanza. La platea è speranzosa: vuole che il segretario del Pd, il leader dell'opposizione dia delle direttive precise sul «che fare», chiede un programma concreto sulla scuola da controbattere al governo nemico. Veltroni dice: «Un paese moderno si valuta dalla qualità della scuola». E non fa una piega. «Vogliamo una scuola moderna, innovativa...». Sì, ma i contenuti? «Insomma, tra tutte le misure adottate dalla Gelmini la più grave sapete qual è?» Il maestro unico alle elementari? La riduzione di 87.000 docenti? il taglio di quasi 4000 scuole soprattutto nei piccoli comuni? Macchè! «Ho letto su Repubblica che alle Elementari e Medie si può bocciare anche con un solo voto d'insufficienza - dice invece Veltroni - Ho pensato subito a Don Milani. Ecco: questo discrimina socialmente. La Gelmini vuole una scuola che permette solo ai ricchi di formarsi e non ai poveri». S'ignora un comunicato stampa con il quale il ministero dell'Istruzione ha già smentito questa notizia. Comunque, andiamo verso una scuola pubblica classista? No peggio. «Il governo Berlusconi vuole formare i ragazzi con la televisione - incalza Veltroni - non con la scuola. E allora mettiamo un voto in condotta anche a chi decide i programmi tv». Lo spettro della cattiva maestra (per bambini visti non come futuri cittadini ma futuri consumatori) aleggia sulla platea del Capranica. Il segretario del Pd affonda il coltello: «Insomma, vogliono ridurre il tempo pieno e rimandare a casa i bambini alle 12.30». Oddio, ci toccherà assumere una baby-sitter: vocifera qualcuna. Veltroni è più drastico: «È un colpo che viene dato alle famiglie più povere. È un disegno volto ad aumentare le diseguaglianze sociali di questo paese. Il tempo pieno è l'unica cosa che funziona! Ma lascino in pace la scuola elementare. La riduzione del tempo pieno obbligherà le donne a scegliere tra il lavoro e lo stare a casa!». E la bocciatura per il 5 in condotta? Un disastro pure questo! «Accrescerà la dispersione scolastica!». Ok Veltroni, ma che cosa proponete? Il patto educativo tra le scuole e le famiglie e la lotta in parlamento «anche se il governo nega il dibattito e vuole porre la fiducia sul decreto!». E allora? Salacone for president!

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