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Infine, c'è lui, il terzo protagonista, Guglielmo Epifani, ...

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Epifani, però, sorprende tutti e si mette sulla scia dei piloti Alitalia in un braccio di ferro che farà volare gli stracci ma non gli aerei. Chi rappresenta oggi Guglielmo Epifani? Quest'uomo mite e professorale sta incarnando la versione più identitaria del sindacato, quella che porta a dire no sia ai governi di centrosinistra (Prodi se lo ricorda) sia ai governi di centrodestra, che colma la distanza, che ormai separa il sindacato da molti lavoratori, con una torsione verso il sindacalismo duro e puro. Trent'anni fa di fronte all'ipotesi del fallimento di un'azienda, di medie dimensioni, l'imprenditore con l'occhio a sinistra e il sindacalista riformista avrebbero fatto l'accordo. Oggi no. Oggi uno va da una parte, l'altro dal lato opposto. Al centro si colloca, con i suoi guai e suoi interrogativi, il governo di centrodestra che vede minacciata la lunga luna di miele con la pubblica opinione. Il confronto tuttavia non è fra ieri e oggi è fra oggi e domani. Nel Pd l'ansia di non farsi addebitare la crisi Alitalia e di sorreggere Epifani, ha impedito, tranne nel caso di alcuni dirigenti, di osservare che una parte del dramma si stava consumando in famiglia. Il Pd sta dalla parte del capitano coraggioso, credendo alle sue intenzioni di salvezza della compagnia di bandiera, o dalla parte del gelido e determinato sindacalista che non ha alcuna voglia si sottoscrivere un accordo con l'imprenditore medesimo? Abbassate le luci, tenendosi lontani dalla diatriba sulla responsabilità, il tema del Pd è proprio questo. Scegliere il sindacalismo del no che ormai molla le altre confederazioni e si aggancia agli autonomi? O l'imprenditore che fa i propri interessi guardando anche all'interesse generale? Quelli che sanno raccontano che anche sulla vicenda Alitalia il Pd non sia stato unito. C'era la parte più favorevole all'accordo con Air France, la linea Bersani-D'Alema, che sarebbe pronta a dare il via libera a Colaninno per evitare la sciagura del fallimento. C'è quella incardinata dal segretario Veltroni che si mostra convinta che le responsabilità della crisi finale di Alitalia siano solo del governo e che non ci sia spazio per la ciambella di salvataggio. Questa volta lo scontro a sinistra non è fra duri e puri, fra massimalisti e radicali. La tesi dell'inevitabilità dello scontro è intestata alla parte veltroniana che ha fatto, appena un anno fa, il più gigantesco sforzo di accreditamento del proprio avversario politico. La parte che è disposta a un difficile accordo viene da più lontano, da una storia di ieri, fatta di collaborazione e responsabilità nazionale, cioè il nucleo duro della cultura politica della sinistra italiana. Resta solo da dire che se la sinistra piange, questa volta Berlusconi non ride.

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