Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Filippo Caleri [email protected] Prendere o lasciare. La ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Oggi alle 15.50, e cioè 10 minuti prima dell'assemblea dei soci della Compagnia aerea italiana, i sindacati dovranno dare il loro assenso sul piano presentato. Senza questo sarà la stessa Cai a tirarsi indietro. «Se non c'è consenso domani (oggi ndr) propongo di ritirare l'offerta», ha detto il presidente Roberto Colaninno ai sindacati nel corso dell'incontro tenuto ieri pomeriggio a Palazzo Chigi e convocato dal sottosegretario della presidenza del consiglio, Gianni Letta. Time is over, insomma, per la cordata di imprese disposte a rilevare l'azienda. Un aut aut, anche se Colaninno respinge il termine, ma cosa altro è se non un ultimatum il suo motto: «Se si fa l'affare si fa, altrimenti amici come prima». Ora si spera nel buonsenso. Il ministro Sacconi dopo aver rafforzato il concetto che «non c'è più trattativa» ha poi, al termine del meeting di Palazzo Chigi apprezzato «un'importante base di consenso». Il punto è capire quanto larga questa sia. E forse solo la notte e la mattina di oggi potrà sciogliere i dilemma. Sì perché da una parte, più possibilisti e dunque più inclini ad accettare l'offerta di Colaninno si sono messi la Cisl (il segretario Bonanni: «Diamo la nostra adesione alla proposta Cai»), il segretario generale dell'Ugl Renata Polverini: «Disponibilità totale a chiudere la trattativa». Nel mezzo e non completamente soddisfatta la Uil che però per bocca del suo segretario, Luigi Angeletti, ha sottolineato che la «Cai non ritirerà l'offerta a causa nostra». Per la Cgil la posizione è chiara: «Se non cambia nulla è un no» ha detto il segretario confederale, Fabrizio Solari. Il nodo vero, però, sono gli autonomi e cioè i sindacati di piloti e assistenti di voli che parlano dopo l'incontro per ultimi. E non sembrano contenti dell'ultimatum ricevuto anche perché secondo Fabio Berti (Anpac): «Le carte non sono state tutte scoperte. Si cerca un consenso su documenti che non sono stati ancora mostrati. Si vuole imporre un sistema di governance che non accettiamo». Duro anche Massimo Notaro (Up). Il punto che scotta sono il numero dei piloti che il piano lascia a casa. Notaro dice: «Non siamo in grado di mandare a casa due colleghi ogni cinque. La nostra gente dice che non è disposta e che quindi preferisce sacrificarsi». Chiaro. E pericoloso perché i cinque sindacati rappresentano il 90% dei lavoratori Alitalia. Ma se Cai scappa affonda tutta la nave e oggi sarà veramente finita. È il redde rationem. Gli imprenditori sono stati chiari sulle concessioni fatte. Colaninno ha detto ai sindacati: «Avete ottenuto in queste due settimane quello che non era previsto concedere. Non ho un euro in più da aggiungere alle trattative». L'asso che il presidente Cai ha messo giù è stata la proposta di destinare ai lavoratori il 7% dell'utile netto della nuova Alitalia (quando ci sarà). In particolare il 40% andrà ai piloti, il 30% agli assistenti di volo, il 30% al personale di terra. Sulla stessa scia di Colaninno anche l'ad Rocco Sabelli: «Abbiamo accettato la logica del rinvio a modelli di contratti esistenti. Abbiamo fatto tutto quello che ci veniva chiesto. Abbiamo trattato con tutti 24 ore su 24 per 13 giorni». Di più sembra che non si possa fare. Ieri sera Filt Cgil, Sdl, Anpac, Up, Anpav e Avia si sono riunite per elaborare una controproposta all'offerta di Cai.

Dai blog