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Prove di dialogo

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O per lo meno ci provano, facendo prove di dialogo su quello che sarà uno dei prossimi traguardi del governo. Così, la maggioranza spinge sull'acceleratore per portare all'ordine del giorno la riforma e invita il Partito democratico ad abbandonare la trincea e ad avviare il confronto sui temi concreti. I segnali di apertura non mancano, come evidenziano le parole di Luciano Violante: «La politica consiste nel dialogo» e «va sostenuto lo sforzo di Veltroni per costruire un rapporto non demonizzante tra i due schieramenti». Da giorni il tema giustizia è al centro di polemiche, proposte bipartisan, e botta risposta a distanza dalle diverse località di vacanza. In questo scenario l'Udc fa da mediatore, organizzando un convegno sul tema "Giustizia: tutto da rifare?": una due giorni (rigorosamente a porte chiuse), cominciata ieri pomeriggio, in cui esponenti politici bipartisan e quasi tutto il gota giuridico si sono riuniti intorno ad un tavolo. Tra i primi ad arrivare il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, il Guardasigilli Angelino Alfano, il presidente dell'Anm, Luca Palamara. E poi, tra gli altri, Giulia Bongiorno, Enrico Franceschini, il segretario Udc Lorenzo Cesa e Cesare Salvi. «Confidiamo nel dialogo e pensiamo che ci siano tutte le condizioni. Vogliamo fare una riforma che sia esclusivamente al servizio dei cittadini», dice Alfano, augurandosi «che sui temi dell'efficienza del processo e su quelli della velocizzazione del sistema della giustizia il Pd possa dare una mano d'aiuto non a noi, ma agli italiani». Il tenore della discussione nella sala dell'hotel St Regis, racconta qualche partecipante, è stato «di grande ascolto». Molte le proposte fatte, gli inviti avanzati, le speranze ribadite. Il Guardasigilli, nel suo intervento pone al centro «il bene del cittadino» motivo per cui, secondo Alfano, occorre partire da una riforma della giustizia civile per poi passare a quella penale. Parole molto apprezzate da tutti i presenti, maggioranza e opposizione, magistrati e avvocati, (tra cui anche Carlo Federico Grosso, noto penalista di orientamento diverso dal ministro della Giustizia). Con questa iniziativa il partito di via Due Macelli, dopo il lodo Alfano, torna a dare una mano al governo e alla maggioranza per trovare una posizione comune tra le parti. «La riforma della giustizia non può essere imposta come in uno scambio tra cannibali, come è accaduto in questi anni», spiega Casini, ma «va fatta». Nella riunione di ieri, ovviamente, molte le riflessioni sulle toghe: Gaetano Pecorella parla di elezione dei magistrati; Cesare Salvi sottolinea come la magistratura sia cambiata radicalmente negli ultimi anni, diventando un potere vero e proprio e che, quindi, come tale, vada regolamentato. Secca la replica di Palamara: il presidente dell'Anm invita l'assemblea presente a puntare l'attenzione sulla giustizia e non sui magistrati e sulle separazioni delle carriere («anche perchè di fatto ce l'abbiamo già - avrebbe detto Palomara durante la riunione. Un pm di Roma che diventa giudice non può rimanare nella stessa città»). Oggi, intanto, il convegno andrà avanti, con, tra gli altri, l'intervento del segretario Udc Cesa (che ieri ha ribadito la necessità di una «riforma che eviti lo scontro tra magistrati e politica»), e quello di Massimo D'Alema.

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