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Nessun pregiudizio nei confronti di investimenti privati

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La ragione, ha spiegato la signora Ministro, sta nell'esperienza che lei vede in alcuni esempi di scuole che, gestite da fondazioni, riescono ad abbattere i costi. Insomma, uno studente in queste scuole costa di meno che nelle scuole di Stato. L'on Gelmini sa benissimo che con queste idee provoca scossoni. E controreazioni. Ma proviamo a ragionare, anche se dicono che noi poeti siamo irrazionali. Può essere, ma giriamo le scuole, vediamo la realtà e la mettiamo a fuoco senza ideologie. Naturalmente, il motivo di un eventuale risparmio nei costi per studente non sta meccanicamente nell'assunzione di una forma giuridica invece di un'altra. Ci sono, e lo sappiamo bene, fondazioni, create da privati o da soggetti pubblici, che sono esempi scandalosi di soldi buttati via. Con questo termine a volte usato un po' scaramanticamente, "fondazioni", si intende un soggetto in cui più realtà di un territorio si fanno carico di un problema pubblico. Non più lo Stato da solo, ma soggetti che volendo impiegare denaro per motivi di pubblica utilità, includono l'istruzione tra questi. Lo Stato in questo caso si troverebbe a fare un altro mestiere da quello elefantiaco e difficile di padrone e gestore, e dovrebbe inventarsi anche nel campo dell'educazione - come in altri campi vitali della vita pubblica - come regolatore, magari proprietario di infrastrutture, o solo controllore dell'applicazione di regole che garantiscano efficacia, libertà e laicità. Che male c'è nel tentare questa strada? Almeno in parte, almeno come esperimento. Chi grida al rischio di selvagge e discriminanti privatizzazioni, o come dicono i più colti, di "balcanizzazione" della Istruzione dovrebbe piuttosto impegnarsi a creare regole chiare, condivisibili e laiche che grantiscano un'istruzione a tutti, e con pari diritti. E poi lasciare che chi vuole investire soldi in Istruzione lo faccia. Non si capisce la logica per cui in campi altrettanto importanti della cultura, il mantenimento dei teatri, dei grandi festival che indirizzano gusti e creano fatti culturali, si fa ricorso da parte di tutti a forme di sovvenzionamento anche privato, o alla forma delle fondazioni, e invece per la scuola no. Anche in campi che interessano i ragazzi, come il teatro, ad esempio. Per quale ragione un contributo virtuoso di soggetti misti pubblico-privato organizzati in fondazioni non può valere per la scuola? Davvero non ce n'è bisogno?

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