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Gli indagati negano: «Mai preso mazzette»

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Già fissato il calendario degli interrogatori. Il primo a sedersi davanti ai magistrati è stato il neodeputato del Pd, Tommaso Ginoble, ed ex assessore regionale ai trasporti finito nell'inchiesta perché, assieme ad altri componenti della giunta ha approvato nel gennaio scorso una delibera con cui si dava il via libera alla liquidazione alla Deutsche Bank di 14 milioni di eutro anticipati dall'istituto di credito a Vincenzo Angelini che in precedenza aveva ceduto il suo credito. È questo l'ultimo filone di una complessa inchiesta che ha preso le mosse due anni fa. Ascoltato anche l'on, Sabatino Aracu (Forza Italia) indagato per un'altra vicenda. Secondo l'accusa (basata su una dichiarazione di Anfelini) avrebbe chiesto una dazione di due milioni di euro. Sia Ginoble che Aracu si sono dichiarati estranei ai fatti contestati. Nel pomeriggio è stata la volta dell'ex presidente della giunta regionale, Giovanni Pace (An) che ha sdegnosamente respinto l'accusa di aver percepito dal titolare di Villa Pini la somma di 100mila euro. «Non ho preso nemmeno un centesimo - ha dichiarato Pace - se venisse dimostrato il contrario meriterei il carcere. La mia onestà è cristallina». Interrogatorio anche per Vincenzo Triozzi (ex genero di Pace), già coinvolto nello scandalo della Fira. Parallelamente agli indagati sono stati ascoltati, come persone informate sui fatti, diversi funzionari della Regione. Stamane sarà la volta di due assessori in carica che votarono anch'essi la delibera dei 14 milioni. Da giovedì gli interrogatori degli arrestati tra cui Del Turco che ieri ha ricevuto nel carcere di Sulmona la visita dell'on. Pierluigi Mantini (Pd). Fra. Dim.

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