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Bankitalia: «Crescita italiana dimezzata»

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Consumi e investimenti sono previsti al palo. La crescita «appena» sopra lo zero e la competitività in calo rispetto ai concorrenti europei. Non solo. Mentre il potere d'acquisto delle famiglie continua a scendere inesorabilmente, il caro-petrolio rischia di inasprire ulteriormente la corsa dell'inflazione. C'è poca speranza nelle stime degli economisti guidati dal Governatore, Mario Draghi. Anzi, la situazione potrebbe soltanto peggiorare, nel caso in cui i rincari di prodotti energetici e alimentari non si dovessero arrestare. Fin qui solo la descrizione, non esaltante del quadro che si prospetta per il prossimo futuro per le famiglie italiane. L'allarme è però corredato anche dalle cifre. Così Palazzo Koch ha dimezzato di fatto le previsioni di crescita della ricchezza, portandole allo 0,4% per il biennio 2008-2009, contro le stime dello scorso gennaio che prevedevano un +1% per quest'anno e un +1,1% per il prossimo. «La revisione al ribasso - ha spiegato Bankitalia - è attribuibile in primo luogo agli effetti degli aumenti dei prezzi delle materie prime importate» che riducono la capacità di spesa delle famiglie e «contengono la dinamica dei consumi privati, inducendo un ridimensionamento dei piani di accumulazione di capitale da parte delle imprese». Da qui le prospettive di stagnazione per consumi e investimenti. Per l'istituto di Via Nazionale le famiglie chiuderanno ancora di più il borsellino, già ampiamente vessato dai rincari. La spesa delle famiglie crescerà solo dello 0,2% quest'anno e dello 0,3% l'anno prossimo, mentre i consumi collettivi aumenteranno rispettivamente dello 0,6% e dello 0,3%. Sui consumi privati, ha spiegato Bankitalia, pesa l'andamento negativo del reddito disponibile, «compresso dagli effetti della maggiore inflazione». Una situazione che è destinata a peggiorare, visto che «alla fine del biennio 2008-2009, il potere d'acquisto potrebbe essere ancora inferiore a quello medio del 2007». Male anche gli investimenti, che rimarranno ad un modesto +0,3% per il biennio in questione, mentre l'export continuerà a crescere, ma solo del 2,1% nel 2008 (+1,5% nel 2009), contro il +4,5% del 2007 ed il +6,5% del 2006. A far diminuire la quantità e il valore delle merci made in Italy nel mondo sarà la perdita di competitività dell'export italiano, «che ha continuato a risentire negativamente di una crescita della produttività che rimane inferiore a quella delle altre principali economie dell'area, oltre che dell'effetto dell'apprezzamento dell'euro». Su tutto, l'ombra del caro petrolio e alimentari, che spingono l'inflazione e gettano ombre negative sulla crescita. Le tensioni si sono inasprite e «il ritmo di aumento sui dodici mesi dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo ha raggiunto nel nostro Paese il 4% in giugno» ai massimi dalla metà degli anni '90. Questo farà sì che sarà il 3,8% il valore medio dell'indice per il 2008 e il 2,8% quello per il 2009. Tutt'altro che rosee le prospettive per il futuro. Il quadro di previsioni, «presenta rischi al rialzo per l'inflazione e al ribasso per la crescita, legati alla possibilità di ulteriori aumenti dei prezzi dell'energia e di un'evoluzione più sfavorevole del quadro macroeconomico e finanziario internazionale». Italiani avvisati.

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