Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Pd e Di Pietro separati in casa

Veltroni e Di Pietro

  • a
  • a
  • a

«Con il Pd si crea un problema gravissimo di alleanze - si sfoga l'ex magistrato - Noi dell'Italia dei valori abbiamo chiesto agli elettori di votarci per essere alternativi a Berlusconi, se il Pd ha deciso di fare da supporto a Berlusconi non possiamo essere alleati. Ci vuole un immediato chiarimento pubblico». L'ultimatum di Di Pietro arriva dopo una giornata al Senato che vede, ben due volte, una netta divisione tra i due partiti di centrosinistra. Il primo crack in Giunta per l'Immunità a Palazzo Madama. L'Idv chiede gli arresti domiciliari per Nicola Di Girolamo, indagato per aver detto il falso sulla propria residenza in Belgio (necessaria per candidarlo nella circoscrizione Estero). Durante le discussioni il Democratico Felice Casson esprime parere sfavorevole all'arresto e il no unanime all'autorizzazione a procedere, suscita l'irritazione dei dipietristi. L'altro crack Di Pietro lo «pesca» proprio in Aula, al Senato. I capogruppo stanno esprimendo il proprio parere sul decreto sicurezza (quello che contiene la famosa norma «salva-premier») e Angela Finocchiaro apre sul disegno di legge per la sospensione dei procedimenti per le più alte cariche dello Stato: «Nessuna pregiudiziale di principio sul cosiddetto lodo Schifani», dice Finocchiaro. Così, a metà pomeriggio Di Pietro accusa il Pd e chiede se vuole fare la «ruota di scorta di Berlusconi». Poi lancia il suo ultimatum a un Veltroni, che deve già combattere ogni giorno contro le opposizione interne al Pd stesso. La polemica continua tra Di Petro e Antonello Soro. Il capogruppo Pd alla Camera definisce i toni dell'ex magistrato «inaccetabili. Non abbiamo nessuna intenzione di fare regali al Pdl - ribatte Soro - e il tono delle dichiarazioni di Di Pietro è assolutamente sopra le righe. Ma sul supporto al governo forse a Di Pietro sfugge la dimensione del regalo che fa all'opposizione ogni qualvolta indossa abiti massimalisti». Intanto il Senato dà via libera al decreto sicurezza. Centosessantasei voti a favore, 123 i contrari, un astenuto. Il provvedimento contiene alcune norme bipartisan contro la microcriminalità e la mafia, recuperando parte del vecchio decreto Amato. In Aula l'opposizione chiede di stralciare la norma contestata sui processi, denunciando «l'incongruità» di norme contro la criminalità e la contemporanea sospensione di dibattimenti per reati al di sotto dei 10 anni che riguardano proprio la microcriminalità e la violenza sulle donne e i minori. La maggioranza accusa invece la minoranza di «ritorno all'antiberlusconismo» e, senza defezioni, va per la sua strada votando in modo compatto. Peraltro, sembra caduta anche l'ultima offerta lanciata dall'Anm e ripresa dall'opposizione, di stralciare il «blocca-processi» per riaprire il dialogo sul cosiddetto «lodo-bis»: una norma che definisce l'immunità delle alte cariche dello Stato per il tempo del loro mandato. Approvato, il decreto ora passa alla Camera. Anche lì i dipietristi proveranno a frenare il testo. Il capogruppo Massimo Donadi parla già di «durissimo ostruzionismo: la nostra battaglia parlamentare sarà accompagnata da manifestazioni di piazza e mobilitazioni eche coinvolgeranno associazioni e cittadini». In attesa che Veltroni risponda all'attacco di Di Pietro.

Dai blog