Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il Consiglio aspetta il Senato Rinviato il parere sul Dl

default_image

  • a
  • a
  • a

Una decisione che a Palazzo dei Marescialli spiegano con «ragioni di opportunità». E le regioni sono fondamentalmente due: la prima relativa alle tensioni legate alle tensioni provocate dalle anticipazioni sulla bozza del parere e la seconda profondamente legata alla prima, perché proprio oggi il Senato dovrebbe approvare il testo del provvedimento. A proporre il rinvio a oggi, e dunque a quando ci sarà un testo definitivo di palazzo Madama, è stato il presidente della Commissione, il laico di sinistra Mauro Volpi. Una decisione su cui tutti i componenti si sono dichiarati d'accordo e che servirà, nelle intenzioni dei consiglieri, a svelenire il clima e a cercare di arrivare a una presa di posizione della Commissione che sia il più possibile condivisa. «Era inutile in una situazione tesa dare la sensazione che volevamo correre, e quasi anticipare il Senato — spiega uno dei componenti della Commissione che preferisce restare anonimo — Domani ci sarà un testo definitivo e dunque ci è parso più prudente e costruttivo non far precipitare le cose e arrivare a una discussione più pacata». Ma questo, chiariscono a Palazzo dei marescialli, non è un rinvio sine die: la Commissione comincerà la discussione sul merito oggi. E, se non bastasse, tornerà a riunirsi mercoledì e giovedì. Anche se a questo punto sembra più che difficile che si possa arrivare a una conclusione in plenum in questa settimana. Rinviata la decisione non si sono però fermate le polemiche politiche sul Csm. Con il Pd impegnato a contestare il dl del governo e il presunto tentativo del Pdl di zittire i magistrati e gli esponenti del centrodestra intenti invece a chiedere spiegazioni sul falso parere del Csm nel quale ci sarebbe stato un violento attacco al governo. Il ministro della Giustizia, in un'intervista a Il Giornale, ha addirittura chiesto che Palazzo dei Marescialli apra «un'indagine su questo falso parere». È una cosa «grave su cui non si può lasciar correre — ha spiegato — perché c'è stato un attacco a un organo costituzionale che è l'esecutivo, e credo che questo atto debba essere sanzionato penalmente». Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri spiega invece che il decreto è «un provvedimento che accelera i processi riguardanti reati di maggiore allarme sociale e sospenderà processi riguardanti reati minori risalenti a prima del 2002. Ci auguriamo che il Csm invece di contrastare l'attività legislativa del Parlamento ci dia una risposta sul perché alcuni processi non siano nemmeno partiti ad otto anni di distanza dai fatti». Attacca invece a testa bassa Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd: «È gravissimo che si tenti di negare al Csm il diritto, previsto dalla legge, di esprimersi su norme che riguardano l'organizzazione della giustizia. Penso che la maggioranza dovrebbe ritirare l'emendamento salva-premier, i cui risultati sono molto semplicemente quelli di rinviare decine di migliaia di processi per salvare un processo». Critico anche l'ex vicepresidente del Csm Giovanni Galloni: «Io sono abbastanza d'accordo con coloro che dubitano sulla costituzionalità di questa norma. Penso che dovrebbe essere una norma di ordine costituzionale, e anche in quanto tale si dovrebbe vedere se viola i principi fondamentali della Costituzione».

Dai blog