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Nicola Imberti [email protected] «Escludo ci saranno ...

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Ciò nonostante il responsabile comunicazione del Pd, «braccio sinistro di Francesco Rutelli» (come si definisce sul suo blog ndr), guarda fiducioso all'Assemblea nazionale che si apre oggi a Roma. Onorevole, cosa dobbiamo aspettarci? «Io credo che l'Assemblea sarà l'occasione per Veltroni di chiedere una sorta di rinnovata investitura a chi è stato eletto assieme a lui alle primarie del 14 ottobre». Perché? «La leadership del Pd ne ha bisogno, dopo la sconfitta elettorale, per affrontare una fase di opposizione che si preannuncia né breve né facile». In effetti oggi Veltroni sembra in difficoltà: Fondazioni che nascono, correnti che tornano a farsi sentire... «Io non credo che questo ribollire di iniziative culturali e l'emergere di anime diverse sia un problema o una minaccia. I veri partiti vivono di questo». Ma il segretario è ancora l'uomo giusto per guidare il Pd? «Sì. Non intendiamo rimettere in discussione le scelte fatte. Ma sono sicuro che l'Assemblea, a grande maggioranza, confermerà Walter». Quando parla di scelte fatte pensa alla «separazione consensuale» con Rifondazione? «Penso alla rottura con la sinistra radicale, al dialogo avviato sulle riforme istituzionali, alla scelta di ridurre la frammentazione». Qualcuno dei suoi colleghi, però, guarda interessato verso sinistra. «Dentro Rifondazione c'è una discussione a cui guardiamo con rispetto e interesse. Mi auguro che la sinistra radicale rifletta sul risultato ottenuto sulla scia del rifiuto di una logica di governo. Questo, però, non significa un ritorno al passato». La scelta autonomista del Pd, però, non ha pagato. «Le scelte del Pd ci hanno portato il 34% dei voti, ma sono solo un primo passo. Bisogna andare avanti. Il futuro del Pd è legato alla sua capacità di rompere le vecchie impostazioni dell'Unione intercettando l'elettorato moderato. Chi pensa di tornare indietro a un centrosinitra unito solo sull'antiberlusconismo fa un errore». Veltroni, però, ha appena detto che il dialogo con il Cavaliere è finito? «Le scelte fatte da Berlusconi negli ultimi giorni sono macigni contro il dialogo. La tela è strappata, ma comunque non torneremo indietro a dieci anni fa. Veltroni ha davanti una strada chiara anche se molto difficile, ma non possiamo tornare indietro». Non tornerete indietro neanche sulla collocazione europea del Pd? «Non si tratta certo di un tema che appassiona gli elettori, ma è chiaro che se lavoriamo ad una discontinuità rispetto alla storia della sinistra e a un riformismo plurale, la scelta di dove ci collocheremo in Europa ha un valore simbolico notevole. Io penso che debba esistere un gruppo autonomo dei democratici italiani che possa stringere alleanze con altre forze, a partire dal Pse». Non crede che il Pd farebbe meglio a celebrare un congresso? «I congressi ci celebrano o nella loro scadenza naturale - tranne ovviamente che in Forza Italia, che non li ha fatti mai - o in momenti eccezionali quando c'è un contrasto di linee. Se l'Assemblea evidenzierà una sfida alla leadership credo che sarà lo stesso segretario a convocare il congresso».

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