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L'asse Tremonti-Alemanno commissaria Marrazzo

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Tre giorni fa Gianni Letta in persona aveva detto chiaramente: «La sanità del Lazio sta facendo diversi passi in avanti, in questi anni, e speriamo che ancora ne faccia». E ancora: «Auguro a Marrazzo e a Battaglia di continuare nell'opera di risanamento della sanità che hanno intrapreso e per cui hanno la comprensione e la collaborazione del governo per garantire a Roma e al Lazio quelle strutture e quella assistenza che i cittadini meritano». Non sarà così. O meglio potrebbe non essere così perché il ministro dell'Economia Giulio Tremonti sembra intenzionato a prendere la direzione opposta e a procedere al commissariamento della Regione ma solo per quanto riguarda il piano di rientro. Il buco è allarmante, 9.4 miliardi che Marrazzo si è impegnato a risanare in 30 anni tagliando tremilacinquecento posti letto. Piano che è stato presentato il 22 maggio scorso al nuovo governo e che non sembra aver convinto il titolare del'Economia. Il quale invece sta per prendere la drastica decisione entro la fine di giugno. Anzi, era sul punto di firmare gli atti ma ha deciso di rinviare tutto a dopo la seconda decade del mese: magari il 20. Tra i diessini alla Camera è scattato l'allarme e si tentano mediazioni. Anche perché il provvedimento non si fermerà alla Regione. Ogni giorno che passa il volto di Ezio Castiglione, l'assessore al Bilancio del Comune di Roma, si fa più preoccupato. Al Campidoglio ogni giorno spunta una novità tanto che qualcuno ha immaginato che la situazione si stesse avvicinando al dissesto finanziario. Dichiarare la bancarotta nella Capitale forse tecnicamente sarebbe la scelta più giusta, ma politicamente e a livello di immagine sarebbe devastante. Si cerca una soluzione che riesca a congelare i debiti, ma allo stesso tempo consenta di lasciare al sindaco una certa agibilità. Insomma, una soluzione tecnica che non imbalsami il neo primo cittadino. Una soluzione che al momento non c'è, anche se il tempo corre. E si prevedono tagli, a cominciare dalla Notte Bianca che al Comune già considerano un pozzo senza fine per passare all'Estate romana: ci si divertirà di meno, anche perché la situazione è drammatica, finanche pagare gli stipendi è diventato un problema. Tuttavia, le novità tecniche nascondono un nuovo asse politico che condizionerà non poco il governo. L'asse Tremonti-Alemanno. I due - storicamente — non si sono mai sopportati e, anzi, negli anni dello scorso governo Berlusconi se le sono date di santa ragione. Uno del Nord, fiscalista, un passato socialista, laico; l'altro romano di origine pugliese, politico puro, uno di destra di formazione rautiana (quella di progetto), cattolico. Rappresentavano le due anime del governo dal 2001 al 2006. Stavolta invece sono molto più che in sintonia. Parlano la stessa lingua, condividono le scelte e finiranno per incidere in maniera decisiva sulle prossime scelte. Sono favorevoli alla globalizzazione ma con regole. Vogliono un'Europa più forte. Sognano di tassare petrolieri e supermanager e aiutare le famiglie. Se l'asse regge i due potranno andare molto lontano perché entrambi sono sempre meno dei comprimari e sempre più dei leader in assoluto. Quasi autonomi. Certamente più liberi rispetto al passato. E dopo Alemanno, anche Tremonti si sta appassionando alle scalate.

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