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Il Cavaliere: "Nessun dietrofront sui clandestini"

Silvio Berlusconi

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Ma ribadisce le sue grandi perplessità sull'introduzione di questa misura. Al termine della conferenza stampa congiunta con il presidente egiziano Hosni Mubarak, il premier conferma che quanto aveva detto dopo l'incontro con Nicolas Sarkozy era la sua «opinione personale, già espressa nel dibattito precedente il varo dei provvedimenti e all'interno dello stesso Consiglio dei ministri». Berlusconi sottolinea, infatti, che fu proprio grazie al suo intervento che il reato di immigrazione clandestina è sparito dal decreto legge, per essere inserito nel disegno di legge che verrà sottoposto al vaglio del Parlamento. Il Cavaliere, quindi, attacca duramente quei quotidiani che parlano di una sua «retromarcia». «Sono - accusa - in assoluta malafede. Hanno dimenticato le cose importanti che ho fatto ieri (martedì, ndr) per l'immagine dell'Italia a livello internazionale». Quindi elenca uno ad uno i quattro incontri bilaterali di martedì, in occasione del giorno di apertura dei lavori nell'assemblea della Fao: da quello chiarificatore con Josè Luis Zapatero, al colloquio con Sarkozy, a quello con il premier giapponese Fukuda, per finire con la cena a Villa Madama con il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Ma Berlusconi va oltre, bollando il carcere per i clandestini una misura «senza alcuna concretezza». «Dovete immaginare - dice ai cronisti - che in Italia possono arrivare anche mille clandestini al giorno. A quel punto dovremmo prevedere magistrati capaci di esaminare tutti i loro casi e, quindi, carceri capaci di ospitarli. È un fatto - taglia corto - che non ha nessuna concretezza». Il presidente del Consiglio, durante la conferenza stampa post incontro con Mubarak, lancia poi una proposta, un progetto per ammortizzare l'impatto dell'arrivo di immigrati. La soluzione dei problemi legati all'immigrazione può passare anche attraverso la costruzione di scuole nei paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo, «per cui possono esserci dei cittadini di questi paesi che vengono in Italia con una loro già consolidata preparazione professionale» soprattutto in quei settori dove manca «un apporto del lavoro di cittadini italiani», dice il premier. Berlusconi ricorda che «nei cinque anni di governo precedente ho stabilito relazioni di amicizia con i presidenti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Abbiamo tutta una serie di incontri per riprendere questi contatti». E sempre riferendosi al problema dell'immigrazione e ai Paesi che danno origine al fenomeno, Berlusconi sottolinea la necessità di «insegnare» a queste nazioni a tirar fuori «il talento imprenditoriale portatore dell'aumento del benessere». Insomma, la soluzione a uno dei più grandi problemi italiani potrebbe arrivare dall'estero. Del resto lo stesso Berlusconi ci tiene a dire che i suoi prossimi cinque anni di politica estera saranno «estremamente concreti». «Bisogna mettere fine alla stagione dei memorandum delle grandi intenzioni che poi non portano a niente. Serve concretezza e impegno immediato».  

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