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Gli indagati: siamo innocenti

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Ieri, al tredicesimo piano della Torre B del tribunale di Napoli, al Centro direzionale, sono sfilati i sette direttori degli impianti di Cdr campani. Hanno dovuto rispondere alle domande del gip Rosanna Saraceno e dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, che hanno condotto l'inchiesta. Tutti e sette i tecnici erano assistiti dallo stesso collegio difensivo, composto dagli avvocati Alfonso Furgiuele, Lucio Maiorano e Ilaria Criscuolo. Nessuno degli indagati si è avvalso della facoltà di non rispondere. Tutti, anzi, hanno precisato a lungo e con dovizia di particolari le ragioni per cui ritengono di non essere colpevoli dei reati contestati. Secondo l'accusa, invece, i direttori degli impianti di Giugliano, Caivano, Santa Maria Capua Vetere, Casalduni, Battipaglia e Piano Dardine "non potevano non sapere" delle costanti violazioni di legge messe in essere dai vertici di Fibe e Fisia, le aziende che hanno costruito i Cdr, con la colpevole compiacenza dei vertici del Commissariato rifiuti. Produzione di ecoballe che non erano tali e di fos (la cosiddetta frazione organica stabile) che era invece rifiuto "tal quale", oltre alla classificazione di rifiuti in maniera difforme dalla realtà, così da poterli inviare in Germania, o usarli per la riqualificazione delle cave dismesse, che ne risultavano invece pericolosamente inquinate. Gli interrogatori continueranno domani e poi la prossima settimana, fino a mercoledì. Ed entreranno nel vivo quando davanti al gip compariranno gli uomini di fiducia di Guido Bertolaso, a cominciare dalla sua vice, Marta Di Gennaro, e dal superconsulente Michele Greco. Intanto gli avvocati già sono al lavoro per preparare le richieste di scarcerazione al Tribunale del Riesame, che dovrà decidere entro la metà di giugno. R. P.

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