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Fabio Perugia [email protected] «La nostra è una fede. È ...

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Una vita per la destra. Sono 14 anni che in via Giovanni Aldini c'è la sede di Alleanza nazionale. In realtà quando il partito era ancora Movimento sociale italiano bisognava andare in via Luca Valerio per veder sventolare la bandiera con la fiamma, era il 1977 quando la sede fu inaugurata. Poi, dopo l'ultima bomba, tutto fu trasferito in via Prati di Papa, sempre nel quindicesimo municipio. Infine in via Giovanni Aldini, dove le due donne continuano a scrivere sui loro fogli quasi noncuranti che da oggi, con il cambio di guarda al vertice, prende forma il processo d'aggregazione che porterà An nel partito Popolo della libertà. «Saremo per sempre il Pdl e non ci sarà più Alleanza nazionale prima o poi. Ci dispiace, però è anche giusto che uno si aggiorni - dice Miranda - Del resto questa strategia ci ha portati tutti alla vittoria». Sui muri del circolo di Marconi ci sono i ricordi di una vita. Il poster di Almirante che richiama il popolo della destra a piazza Navona. I manifesti delle campagne elettorali. I gagliardetti. Le foto di Maurizio Gasparri in maglietta e blu jeans. Quelle di Gianfranco Fini, di Augello. «È una sede vissuta - spiegano - ci sono tanti ricordi. Anche quelli più brutti, di quei "nostri" ragazzi morti negli attentati». La signora Benvenuti guarda con orgoglio il poster col faccione di suo figlio Piergiorgio, il capogruppo uscente di An alla Provincia di Roma. È lui l'uomo-simbolo della destra nel quindicesimo municipio. Durante la campagna elettorale ha organizzato di tutto, dai volantini, ai camion, alle magliette del Pdl. Lotta ogni giorno contro i campi rom abusivi, contro la contraffazione. Da quando aveva quindici anni, con gli stessi valori nel cuore. E a Roma non è solo. La Capitale è piena di circoli di An. Molti chiusi, ieri, in attesa del comizio di Fini. Alla storica sede di Colle Oppio Federico Mollicone racconta come i "suoi" ragazzi hanno «ben compreso l'avvicendamento tra An e Pdl. In questo mare aperto in cui iniziamo a navigare, uomini e donne che vengono dall'Msi o dal Fronte della gioventù possono mantenere la propria identità». Mollicone chiede solo regole certe e valori condivisi. Un po' come Francesco Filini, presidente del circolo Conca d'Oro. La storia, a lui e ai tesserati del circolo, insegna che dopo il patto-Segni del '99 si può avere paura delle alleanze. «Ma non è questo il caso. Quest'interrogativo che ci ponevamo inizialmente si è sciolto con l'ultimo risultato elettorale. Il Pdl è il futuro - dice ora Filini - anche gli iscritti di vecchia data ne sono convinti». Ma nella sua sede, sostituire le bandiere di An con le nuove del Pdl non è cosa facile. Anzi, «i nostri simboli per ora restano quelli». «Io metto ancora il "se" davanti alla possibilità di convergere, perché dipende tutto da cosa sarà il Pdl. Se facciamo un partito unico le regole siano chiare». Il processo di maturazione dei militanti alla Garbatella è lo stesso. «Scetticismo iniziale per lo scioglimento nel Pdl - spiega il presidente di sede Marco Perissa - Poi la convinzione che questa possa essere la grande oppurtunità. Potremo essere una grande famiglia». Perissa sa che i simboli «vanno metabolizzati». Quindi quelli di An sventoleranno ancora per molto, prima di essere sostituiti. In via Aldini si continua a lavorare. Ogni tanto qualcuno entra, saluta, e va via. Anita e Miranda non si fermano un attimo. Sopra il vecchio tavolo ricoperto dalla bandiera con la fiamma continuano a scorrere i documenti. «Dovremo cambiarla questa bandiera Anita?». «C'è tempo».

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