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Storace non esclude

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Francesco Storace

una «pax» con il Pdl

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Infatti, il giorno dopo c'è in campo un altro show da vivere in diretta, gli spogli della Provincia e del Comune che per Storace rappresentano banchi di di prova non indifferenti, sullo sfondo del ballottaggio. Cerchiamo, durante una chiacchierata tra una proiezione e l'altra, di entrare nei pensieri dell'ex Governatore del Lazio e dell'ex ministro per la Salute: troppi «ex» che l'orgoglioso leader non sopporta sul suo biglietto da visita, cambiato tante volte negli incarichi, ma sempre ben chiaro in calce in quanto a nome e programmi. Cosa farà La Destra? Lui nicchia, la competizione e il recente passato lo hanno reso sospettoso, forse anche un po' permaloso, ma di sicuro la voglia di lottare non gli è mai venuta meno. Diciamo, però, che in questo momento è il ragionamento l'aspetto prioritario della sua azione: «Voglio riflettere tutto domani (oggi, n.d.r.) poi, giovedì (domani, n.d.r.), riunirò il comitato politico per ascoltare le posizioni e i suggerimenti di tutti». Ma sa già che Buontempo e Romagnoli si sono dichiarati pronti ad appoggiare i candidati del Pdl alla Provincia e al Comune? «Certo, lo so. Ma devo riflettere. Di sicuro a decidere sarò io, dopo aver ascoltato il parere di tutti». Insomma, per intuito e deduzione, una mezza apertura per un quasi certo schieramento a favore di Alemanno e Antoniozzi. Sempre scavando nei pensieri di Storace proviamo a capire se questa eventuale (ma inevitabile) «solidarietà» al Pdl anticomunista non possa rappresentare nel prossimo futuro un rasserenamento nei rapporti con Berlusconi e Fini. «No, non se ne parla proprio». Perché? Giudica, quindi, negativamente la dichiarazione delle «porte aperte al dialogo» lanciata al suo partito dal Cavaliere? «Le dico sinceramente, è una presa in giro - la secca risposta del leader de La Destra - . E, per quanto mi riguarda, anche gli interventi post-elettorali di alcuni esponenti di An sono sullo stesso livello». Ecco servito l'assist. L'ex viceministro dell'Economia, Mario Baldassarri, rieletto al Senato nelle Marche, contesta l'interpretazione di una «fuga a destra» dei voti: «Nel 2006 - dice - quando Storace stava con noi, la Fiamma Tricolore aveva l'1,9%. La Destra di Storace ha aggregato gli spezzoni che sono sempre stati a destra di An e ha aggiunto lo 0,4%. Basta questo per dire che An ha franato?». Cosa ha da dirgli? «Che se fa i conti così, povero governo. I dati reali, in possesso del Viminale, parlano di uno 0,7% ottenuto dalla Fiamma Tricolore; la stessa percentuale presa dalla Mussolini due anni fa. Allora vorrebbe dire che Alessandra non ha portato niente al Pdl? No, sarebbe ingiusto e ingeneroso. In realtà, per quanto ci riguarda c'è stato uno spostamento di voti dallo 0,7 al 2,3%: insomma, per capirci, abbiamo preso i voti raccolti dai Verdi e da Di Pietro nel 2006». Come immagina l'azione del nuovo governo? «Potrà disporre di una larga maggioranza, ed è sotto gli occhi di tutti, sia alla Camera sia al Senato. Personalmente, però, ritengo che un Parlamento non possa essere completamente rappresentativo senza l'esistenza di una destra e di una sinistra. Aspetti che Berlusconi non potrà ignorare anche alla luce di successi significativi de La Destra (nelle Marche tanto per fare un esempio), in grado di mettere a repentaglio l'ostentata sicurezza del governo regionale impantanato sulle stesse problematiche che hanno bocciato il governo Prodi».

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