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I referendum sulla riforma elettorale slittano al 2009

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I referendum per l'abolizione di alcune parti della legge elettorale ribattezzata «porcellum» si terranno dunque nella primavera del 2009, per effetto dello slittamento di un anno in caso di scioglimento anticipato delle Camere. Il comitato promotore aveva depositato martedì alla Consulta un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato contro governo, Camera e Senato sostenendo, tra l'altro, che non spettava all'esecutivo Prodi fissare la data dello svolgimento dei tre referendum prima dello scioglimento anticipato delle Camere. Quella decisione, presa dal consiglio dei ministri del 5 febbraio (vale a dire il giorno prima che il Capo dello Stato sciogliesse le Camere), ha infatti avuto come effetto la sospensione di un anno dei referendum, secondo quanto previsto dalla legge (n.352 del 1970). I referendari hanno lamentato la mancanza di una «leale collaborazione tra poteri dello Stato» perché il governo - si sosteneva nel ricorso - avrebbe dovuto fissare la data dei referendum dopo la convocazione dei comizi elettorali per le nuove Camere, oppure attendere le elezioni del 13 aprile. Per questo il comitato promotore chiedeva alla Corte di prendere i «necessari provvedimenti d'urgenza» affinché il voto referendario si tenesse entro il 15 giugno 2008. Ma la Corte, con la pronuncia di inammissibilità del conflitto, non è entrata neppure nel merito della questione. Lasciando così di fatto invariato lo slittamento dei tre referendum alla primavera del 2009.

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