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Pisanu: «Caro Silvio, adesso vai a caccia di elettori del Pd»

Pisanu

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Senatore, Veltroni dice: Casini è il centro, anche io lo sono, Berlusconi è la destra. È così? «Al seminario di Gubbio dell'anno scorso dissi che il Pd non andava sottovalutato e che Veltroni lo avrebbe guidato come un partito di sinistra che marcia verso il centro alla ricerca dei voti di Forza Italia. È quello che sta avvenendo. Per questo proponevo allora che il nuovo partito, la sezione italiana del Ppe, andasse oltre i confini tradizionali del centrodestra e si rivolgesse a interlocutori nuovi come Pezzotta, Montezemolo, Monti ed altri ancora». E ora? Può provocare danni il fatto che Casini corra da solo? «Certamente non è un fatto positivo, perché introduce un elemento di divisione nell'area moderata e offre appigli polemici al centrosinistra». Quali effetti produrrà sul piano elettorale questa dissociazione? «Facciamo un passo indietro». A quando? «Alle prove elettorali degli ultimi quindici anni. L'esperienza e le analisi più avvedute ci hanno dimostrato che gli italiani si dispongono normalmente su tre blocchi di partenza: uno di centrodestra ed uno di centrosinistra formati da elettori piuttosto fidelizzati; ed un terzo blocco dove si raccolgono gli astensionisti e i cosiddetti "elettori di impulso", quelli cioè che decidono se e come votare soltanto negli ultimi quindici giorni. Questi ultimi decidono il risultato elettorale muovendosi in una direzione o nell'altra». Ma il terzo blocco non è l'elettorato di centro? «No, perché quello non è uno spazio politico circoscritto, ma un campo elettorale aperto dove i due blocchi maggiori si contendono la vittoria finale. Proprio su questa base dissi una volta al mio amico Marco Follini che la sua agognata "terra di mezzo" era in realtà una terra di nessuno». E oggi lo direbbe anche a Casini? «Sì e a maggior ragione, perché nel frattempo nei due blocchi principali sono sorti due grandi partiti uno di centrodestra con il 40% dei voti e uno di centrosinistra con il 30%; due partiti che proprio per la loro dimensione e la loro qualità politica hanno una maggiore capacità di attrazione verso gli elettori del terzo blocco erroneamente considerati centristi». Ma vorrà riconoscere all'Udc oltre alla vocazione centrista anche una presa particolare sull'elettorato cattolico? «Certo che gliela riconosco e mi dolgo del fatto che l'Udc non sia insieme a noi nel Pdl che è, mi permetta di sottolinearlo, la più importante componente italiana del Ppe. Anche per questo penso che gli elettori cattolici non capiranno la dissociazione di Casini e che continueranno a sostenere l'idea del partito unico dei moderati italiani, siano essi cattolici o laici». Lei che è uno dei cattolici più autorevoli del Pdl come vede la disputa sul voto cattolico? «Chiariamo innanzitutto che il voto dei cattolici non appartiene a nessuno. È un voto esigente che va conquistato sul campo, volta per volta, nel confronto politico sui grandi temi etico-religiosi e sociali che fanno parte del quotidiano insegnamento della Chiesa». E Ferrara? «Ferrara non conduce una battaglia politica. Semmai rende testimonianza attiva ad un valore che per noi cattolici è sacro, quello della intangibilità della vita dalla prima all'ultima scintilla della parabola umana». E Berlusconi? «Continuerà a sostenere sul terreno della politica le battaglie più significative dei cattolici italiani, come in passato. Le ricordo, a titolo di esempio, quelle per la scuola libera, per l'impiego ragionevole della procreazione assistita, per la famiglia e quella più recente per la completa applicazione della 194 specialmente nelle parti che riguardano la prevenzione dell'aborto». Come la mettete con Veltroni che vi incalzerà anche su questi temi? «Non lo farà. Egli sa bene infatti che per ogni voto corteggiato dalle nostre parti rischierebbe di perderne almeno due dalle sue parti, uno post-comunista e uno radical-chic. Semmai siamo noi che possiamo conquistare voti nel tradizionale blocco sociale di centrosinistra». Andare a pescare a sinistra? «È quello che già accade in larga parte del Nord, dove la maggioranza della mitica classe operaia vota già Forza Italia. Può accadere in altri parti del paese e per altri ceti sociali». Che campagna elettorale sarà questa appena iniziata? «Forse sarà meno confusa e, salvo complicazioni, meno aspra della precedente. Mi auguro che serva a far crescere il bipolarismo italiano, dando vita a schieramenti omogenei e tra loro naturalmente alternativi. Solo così possiamo costruire una vera democrazia dell'alternanza».

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