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D'Alema, l'ultimo guerriero democratico a sfoggiare l'antiberlusconismo

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Ed è stato coerente. Certo nomina i partiti, li accusa «di aver fatto il contrario di quello che abbiamo fatto noi, che abbiamo concluso la nostra esperienza con la sinistra radicale, Forza Italia - dice Veltroni nel suo discorso - ha ritenuto di dover concludere la sua esperienza con le forze moderate di centro, alleandosi con An e con il movimento di estrema destra guidato dalla signora Mussolini». Veltroni continua e attacca i partiti di centrodestra. D'Alema no. Il suo bersaglio resta il Cavaliere. Anche venerdì l'ha fatto. Ieri ha rincarato la dose. «Il testimone del primato del Pd - ha detto ieri Baffino alla platea della Fiera di Roma - è proprio Berlusconi, perché ci copia. Oggi il Partito democratico è l'innovazione e Berlusconi è costretto a inseguire. Non si può procedere con la fretta e l'improvvisazione - attacca - perché non si fa un partito in una notte e infatti la destra si è spezzata e ha perduto una parte importante di sè». Insomma, D'Alema sta diventando proprio un bel problema per Veltroni. Il segretario ha dovuto sentire il ministro attaccare e attaccare il Cav: «Noi abbiamo la destra di berlusconi, il centro di Casini, il centrosinistra. Mentre noi ci siamo separati dalla sinistra radicale, Berlusconi si è separato dal centro». Baffino, in un passaggio del suo discorso, ha ripetuto lo stesso concetto detto poco prima da Veltroni. Ma ce l'ha fatta proprio a trattanersi, a non rispettare gli ordini di scuderia. E a dispetto di tutto continua a «bombardare» Berlusconi.

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