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Veltroni non cede, Pd da solo

Walter Veltroni

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«Sì, noi possiamo», dice ai giornalisti, possiamo presentarci da soli alle elezioni, possiamo rispondere no alla Cosa Rossa. E pensa: forse possiamo anche farcela a battere Berlusconi. Ma questo ai cronisti non lo dice. Spiega invece che bisogna voltare pagina, che non si può riproporre agli italiani la litigiosa, fragile e paralizzante coalizione prodiana, che gli elettori non capirebbero, che tutti i dirigenti del partito sono d'accordo con lui. Infine, trancia definitivamente le remote speranze della sinistra radicale e ribadisce: correremo da soli, sia alla Camera, sia al Senato. Con una conferenza stampa nella sede del partito, Veltroni dà il via alla sua campagna elettorale. E stabilisce già una prima tabella di marcia: «Il 16 febbraio con l'assemblea costituente lanceremo i contenuti della campagna», annuncia. Poi, lo stesso pomeriggio, il segretario partirà per un tour «in tutte 110 le province del Paese». La formula che il sindaco di Roma propone non è una novita anche se è all'insegna del rinnovamento. «L'Italia ha diritto ad avere qualcosa di nuovo per uscire da un periodo di conflitti, divisioni e immobilismo politico. Questa è la sfida che ci attende per i 65 giorni prima delle elezioni. Bisogna girare pagina e il Pd lo farà». Un primo esempio? La decisione, irrevocabile (e considerata «suicida» dalla sinistra comunista), di non fare alleanze pre-elettorali: «Tutto il gruppo dirigente è d'accordo», precisa Walter, sottolineando che il Pd avrà di fronte un galassia di 18 partiti e invitando anche gli altri a fare come lui: «Noi abbiamo fatto una scelta coraggiosa, motivata; se anche altri facessero altrettanto, nella vita pubblica italiana si introdurrebbe un elemento virtuoso», osserva. Per essere più chiari e fugare i dubbi residui, Veltroni avverte che il Pd andrà da solo «anche al Senato». Niente accordi tecnici, dunque, nemmeno per Palazzo Madama, dove la situazione del centrosinistra è più difficile. Il perché di questa decisione è noto, ma lui lo ripete: «Abbiamo fatto una scelta lineare e gli italiani hanno bisogno di cose chiare. Ho letto sui giornali delle formule pasticciate, cose strane come un terzo candidato alla premiership. Capisco che tutti vogliano stare coperti, ma io credo che occorra rischiare attraverso l'innovazione» perché «il Paese non vuole rivedere un film già visto ma vivere una stagione nuova». E, se il Paese gli darà fiducia, «per cinque anni gli italiani» potrano «stare sereni con un governo stabile». E la Cosa Rossa? Dopo il niet, resta l'apertura a livello locale: «Apprezzo ciò che ha detto Fausto Bertinotti che ancora una volta dà prova del suo senso di responsabilità», premette l'ancora per poco primo cittadino romano, replicando al presidente della Camera che ha detto di rispettare la scelta del Pd. Poi garantisce: «Continueremo la collaborazione a livello locale». Veltroni parla anche di inflazione, chiede un intervento urgente sui salari e, per farlo, propone un accordo con l'opposizione. Insomma, collaborazione con l'estrema sinistra. Ma anche con il centrodestra.

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