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Lo spauracchio è sempre quello: il ritorno del Berlusca. ...

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Un'ipotesi che finora il segretario del Pd ha escluso recisamente, ribadendo di volersi presentare da solo davanti agli elettori. Ma «La Sinistra-L'Arcobaleno», cioè Prci, Pdci, Verdi e Sd, ci prova lo stesso e chiede una verifica politico-programmatica con il Partito Democratico da fare in tempi rapidi. Nel caso non si riuscisse a trovare un accordo, si presenterà da sola. «Il Pd - osserva Fabio Mussi, leader della Sinistra democratica - è partito con gli squilli di tromba dicendo di andare da solo alle elezioni. Poi ha parlato di programma, noi andiamo a vedere le carte. Si è aperta la strada a Berlusconi, evitiamo però di fargliela trovare anche asfaltata». «Noi - aggiunge Alfonso Pecoraro Scanio, capo dei Verdi - non vogliamo riconsegnare l'Italia a Berlusconi e se il centrosinistra andrà diviso e Berlusconi vince, il Pd se ne assuma la responsabilita». Pecoraro ribadisce l'intenzione della sinistra di incontrare il segretario del Pd per aprire un confronto visto che: «Fino a poco fa eravamo alleati». Il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto non ha dubbi: «Proponiamo che ci sia una nuova alleanza di centrosinistra - dice - altrimenti andremo da soli». Conclude la parata Franco Giordano: «È stato un incontro estremamente positivo, adesso in Italia non ci sarà solo la destra e il centro, ma anche una sinistra», ha spiegato il segretario di Rifondazione - Al Pd chiediamo una verifica politico programmatica in maniera stringente. Di taglio politico, perchè la crisi di governo è nata al centro. Di taglio programmatico, perchè era aperto un confronto su argomenti importanti come i salari e i diritti civili». L'obiettivo spiegano i quattro segretari è quello di verificare se «tecnicamente ci sono le condizioni per trovare un'intesa». Ma se l'accordo non si dovesse trovare il candidato premier (virtuale perché non avrebbe alcuna chance di salire a Palazzo Chigi) sarebbe il presidente della Camera. Una possibilità, quella di candidare Fausto Bertinotti come unico leader della Cosa Rossa, che era osteggiata soprattutto da Mussi, il quale però ieri ha accettato questa ipotesi. Come dicevamo, però, sarà difficile che Veltroni si lasci convincere. «Non si può riproporre la stessa alleanza di centrosinistra entrata in crisi, è più utile che dal voto venga fuori con nettezza il profilo riformista del Pd - osserva Peppino Caldarola - Si potrebbero anche fare apparentamenti, ma con una forza meno consistente della Cosa Rossa e che raccolga fra il due e il quattro per cento dei consensi». Una decisione definitiva, probabilmente, verrà presa il 16 all'assemblea dei democratici. Intanto, però, si registra una prima, timida apertura: «Solo chi sottoscrive un patto vincolante può stare con noi - annuncia il vicesegretario del Pd Dario Franceschini - Le decisioni in questo senso le adottiamo tutti insieme all'assemblea costituente del partito, ma penso ci voglia chiarezza con gli elettori italiani, che sono stanchi di un film già visto, con il centrodestra contro il centrosinistra».

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