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Fabio Perugia [email protected] Corro da solo o non ...

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A breve il segretario del Partito democratico dovrà lasciare l'altra poltrona, e Roma, in primavera, voterà un altro sindaco come fa intendere il governo che annuncia: le elezioni comunali si faranno tutte nel 2008. Ma se nel centrodestra Berlusconi, Fini e Casini stanno riflettendo su quale candidato unico presentare - tra sette giorni i tre leader prenderanno una decisione -, a sinistra è dato ormai per scontato il nome di Rutelli. Il vicepremier è in pole position per succedere a Veltroni, ipotesi che si rafforza, ogni ora di più, specialmente dopo il forfait di Goffredo Bettini. E per lui sarebbe la terza candidatura al Campidoglio. L'esordio nel 1993, poi la riconferma nel 1997 con una percentuale ividiabile, il 65 per cento, che neppure Veltroni è mai riuscito a battere. Insomma, sarebbe l'unico con le carte in regola per abbracciare l'eredità veltroniana. E poi meglio essere il numero uno a Roma, che il numero cinque in un partito destinato a innumerevoli scontri interni. Ma stavolta come presentarsi? Con il solo simbolo del Partito democratico? Assieme ad altri partiti dell'Unione, come Rifondazione per esempio? Su una cosa il ministro è stato chiaro: su scala nazionale «il Pd correrà da solo, proprio come dice Veltroni. Se vogliamo guardare avanti - sono le parole di Rutelli durante i giorni di crisi di governo - torniamo a quelle che ho chiamato alleanze di "nuovo conio". Ovvero, andiamo da soli alle elezioni». Chiaro e preciso: si va soli. E ora la coerenza vorrebbe che al Campidoglio la strategia sia la stessa. Ma è una teoria che già traballa. Sì perché nell'aria c'è un accordo proprio con la sinistra radicale. In particolare con Rifondazione comunista che starebbe contrattando per accaparrarsi la poltrona del vicesindaco, ora nelle mani di Mariapia Garavaglia. Tra i nomi che il partito di Fausto Bertinotti potrebbe piazzare c'è quelllo di Patrizia Sentinelli. Ma il viceministro degli Esteri preferisce non sbilanciarsi, almeno per ora, commentando l'indiscrezione sulla sua candidatura con un «non mi risulta. In questo momento ci sono altre priorità». «Non scherziamo - dice lo stesso Bettini - su un possibile ticket nel centrosinistra. Rutelli è una candidatura veramente eccellente, ma prefigurare ora un assetto può rendere le cose solo più difficili», dice il coordinarore del Pd. Sentinelli o no, Rutelli dovrà decidere se il suo cammino sarà «sponsorizzato» solo dal Partito democratico, come sarà, stando alle promesse, per Walter Veltroni nella battaglia nazionale, o se per vincere a Roma si farà affiancare da altri simboli. La seconda ipotesi, poi, rispolvera un antico problema: nel caso in cui il ministro dei Beni culturali decidesse in via definitiva di diventare ancora una volta sindaco della Capitale ma con l'appoggio di Rifondazione, mancherebbe una presenza cattolica al Campidoglio. E per la Città Eterna, così vicina al Vaticano, non sarebbe un dilemma da poco. In ogni caso bisognerà aspettare la fine delle consultazioni per sentire la parola «dimissioni» uscire dalla bocca di Veltroni. Il primo cittadino della Capitale lascerà solo nel momento in cui avrà la certezza che dovrà dedicare anima e corpo alla campagna elettorale come segretario. Attende quel momento, oltre a Rutelli, anche un altro ministro: Paolo Gentiloni. Ma il titolare delle Comunicazioni non ha fretta: «Attualmente faccio il ministro, quindi aspettiamo gli eventi. Sia la decisione che prenderà Veltroni, che quella che prenderà Rutelli». In attesa, con lo sguardo rivolto al Campidoglio, l'ex leader dielle continua a sfogliare con nostalgia la sua margherita chiedendosi: corro da solo, o non corro da solo?

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