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Villone: (Sd): "Giorgio, attento a non fare paccotti istituzionali"

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[...]può permettersi di fare qualche critica, garbata, al presidente della Repubblica. Può lanciargli un appello, chiaro: «Attenzione a non fare governi che si chiamano di responsabilità nazionale e diventano di irresponsabilità nazionale, perché non si sa chi risponde di cosa, e come». Senatore, Prodi non ha speranze. Siamo già al dopo? «No, anzi. Auspico che il governo vada avanti e ottenga la fiducia. Mi rendo però conto dell'esiguità dei numeri». E allora ragioniamo sulle ipotesi. Che cosa accadrà oggi? «Intanto spero che Prodi, come pare, venga al Senato a chiedere la fiducia. Dopo averla ottenuta alla Camera, il passaggio anche a Palazzo Madama mi sembrerebbe il percorso più corretto istituzionalmente, dato che l'articolo 94 della Costituzione espressamente dispone che il governo debba avere la fiducia di entrambe le Camere». Restiamo nelle ipotesi. Non la ottiene. E poi? «È sempre l'ipotesi più probabile, visto che stando alle dichiarazioni i numeri sembrano non esserci. E allora, Prodi obbligatoriamente dovrebbe dimettersi. Il presidente della Repubblica aprirebbe le consultazioni». Napolitano oggi chiede «riforme ma assieme». sembra spingere già per un governo istituzionale. O no? «Anzitutto una puntualizzazione lessicale: tutti i governi sono istituzionali. Detto questo il suo appello è assolutamente corretto. Ma il ruolo del presidente della Repubblica non è quello di trovare una soluzione qualsivoglia». Ah no? E qual è allora? «È quello di indicare una strada». Perdoni, qual è la differenza? «La differenza è sostanziale. Il presidente della Repubblica riceve i rappresentanti dei gruppi e verifica se ci sono le condizioni per formare una maggioranza. Non può formare di propria iniziativa una nuova coalizione». Registra ma non agisce? «Può e deve stimolare le forze politiche. Non può sostituirsi ad esse». A Napolitano tuttavia sta particolarmente a cuore la legge elettorale. Potrebbe chiedere un nuovo esecutivo per cambiare quella attuale? «Questa storia del governo elettorale non ha senso. E allora che facciamo? Visto che è un esecutivo solo per la riforma elettorale non si nomina il ministro dell'Agricoltura? Si lascia vacante anche l'incarico di ministro dell'Economia? Se un governo nasce, nasce ed è nel pieno delle sue funzioni. Non si possono fare paccotti istituzionali. E mi auguro che nessuno ne voglia fare». La legge elettorale però è un'urgenza. «Certo. Ma bisogna capire quale legge elettorale si vuole fare. Il governo va in crisi perché il Pd ha detto che vuole correre da solo. Ha spiegato che voleva un accordo con Forza Italia e che puntava a marginalizzare, se non a cancellare, i partiti più piccoli e soprattutto la sinistra, l'ala sociale della coalizione. Ritengo che la sinistra non possa concorrere a un governo istituzionale a prescindere. Noi vogliamo una legge elettorale che - magari al di sopra di una soglia che riduca la frammentazione - misuri, senza trucco e senza inganno, il consenso effettivo che il paese dà a ciascuna forza politica. E qui si entra nell'altra questione». Quale? «Quella centrale». E qual è? «Oggi nel dibattito politico si parla solo di sistemi elettorali. Eppure ci sono enormi questioni sociali da risolvere, a partire dai salari, passando ai milioni di persone che aspettano il rinnovo dei contratti e via discorrendo. Ne vogliamo parlare?». E quale governo deve dare risposte? «Appunto, quale? Lo può fare un governo Pd-FI? Penso proprio di no. Veltroni ha già sfasciato la coalizione e il governo. Ora sarebbe opportuna una maggiore o si usi più prudenza». E se resta in carica Prodi può fare le nomine di Eni, Enel e delle altre aziende partecipate ad aprile? «Penso che un governo che resta in carica per l'ordinaria amministrazione debba astenersi dal fare nomine particolarmente rilevanti e che impegnano l'indirizzo di governo a meno che non ci siano condizioni di urgenza che lo impongono».

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