Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Mastella, ultimo brivido prima della conferma del no

default_image

  • a
  • a
  • a

Il leader di An sobbalza, così come altri nel centrodestra, anche perché parallelo corre il tam-tam di una trattativa in corso tra Palazzo Chigi e Clemente Mastella, e secondo i rumors, Prodi vorrebbe convincere a cambiare idea e dare la fiducia al Senato. Fini non esita, prende in mano il telefono e chiama Ceppaloni. «Clemente che succede? Vi rendete conto che se votate al Senato Prodi resta in piedi?», chiede conto il leader di An. «No, state tranquilli - è l'assicurazione di Mastella - al Senato, dove siamo determinanti, ci saremo eccome. E ti assicuro Gianfranco che voteremo tutti e tre no». Ma, nonostante le rassicurazioni, a Montecitorio va comunque in scena un piccolo giallo. Tutto ruota attorno al vicesegretario dell'Udeur Antonio Satta che, prendendo la parola per le dichiarazioni di voto, sbaglia a leggere l'intervento. La parte in cui il partito nega la propria fiducia al governo (aggiunta a penna su un testo battuto al computer) forse non viene letta. Fatto sta che nessuno la coglie. Così, in Transatlantico, tutti prendono d'assalto il capogruppo Mauro Fabris che ha il suo bel da fare a spiegare perché l'Udeur uscirà dall'Aula. E anche l'ex Guardasigilli dalla sua casa di Ceppaloni da dove sta seguendo gli sviluppi politici, interviene: «È un atto di correttezza che non è stato ancora compreso. Per questo ho comunicato al Quirinale che voteremo no senza problemi al Senato. Non avremmo potuto votare contro tutta l'azione del governo di cui ho fatto parte. Mi sembrava una cosa di dubbio gusto politico. Per una questione di dignità delle istituzioni spero che Prodi capisca che non è il caso di andare avanti». Ma questa manovra che a molti è sembrata una sottigliezza da «vecchia Dc» ha comunque scatenato dubbi sulla linea del Campanile. Di qui il tam tam di un abbocco di Prodi ai centristi, di uno spiraglio che l'Udeur, si dice, avrebbe all'improvviso riaperto al centrosinistra. Intanto però Berlusconi, che già sente di aver «arruolato» Mastella, si lascia andare a una battuta di troppo. «Da quello che mi risulta, stasera l'Udeur annuncerà la sua confluenza nel centrodestra». Immediato arriva l'altolà di Mastella: «Non ci sarà nessuna confluenza da nessuna parte. Le nostre scelte sono e saranno sempre di centro». Un modo semplice per diffidare il Cavaliere dal mettere il cappello sopra all'Udeur e fargli intendere che se ha lasciato la maggioranza non è certo per affidarsi totalmente a Berlusconi. L'ha capito subito Fini che a stretto giro commenta: «La smentita di Mastella della sua confluenza nel centrodestra non deve destare meraviglia, perché il leader dell'Udeur aveva già esplicitamente affermato nei giorni scorsi la sua volontà di dar vita ad un polo di centro autonomo rispetto ai due schieramenti». La dichiarazione di Berlusconi su Mastella non è piaciuta affatto alla Lega e Bossi ha rimproverato il Cavaliere: «Berlusconi si è messo a sparacchiare, sarebbe meglio che stesse zitto perché quelli cercano di evitare la caduta cercando di recuperare e comprare consensi. Finchè non c'è il voto al Senato, fossi in Berlusconi non parlerei per niente. Non penso che Mastella passi con Berlusconi, così oltretutto rischia di passare per un venduto, invece è una cosa tutta interna alla coalizione di Governo». C'è chi legge queste parole come un altolà della Lega a Berlusconi che suona come un monito: o noi o Clemente. L.D.P.

Dai blog