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L'ultima di Prodi, affondo a Veltroni

Romano Prodi

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RomanoProdi si presenta alla Camera, rivendica orgogliosamente quello che ha fatto con un discorso tra il surreale e il lunare e, infine, chiede la fiducia. Oggi pomeriggio dovrebbe incassare quella di Montecitorio, domani toccherà al Senato. Se tutti i senatori a vita si esprimeranno per lui, il Professore dovrebbe contare su un solo voto di maggioranza: 161 a 160 (visto che la Cdl, oltre ai suoi 156, avrà anche quello di Turigliatto e dei tre mastelliani). Ma a questo punto appare altamente probabile che tra i determinanti senatori a vita, due (Pininfarina e Ciampi) non ci saranno e dunque Prodi si trova sotto di un voto. Mentre appaiono ancora in bilico i tre voti dei diniani, che decideranno oggi. Fin qui i conti, se tutti saranno presenti. Quello che è certo è che comunque ieri Prodi ha tirato una stilettata a Veltroni. Se passa al Senato, Walter sta fermo ancora un giro. Se non ce la fa, l'ipotesi più probabile è il voto: non ci sono altre possibilità. E il sindaco di Roma dovrebbe affrontare le urne in una situazione assolutamente in salita. È per questo che il Prodi che si presenta a Montecitorio incontra anzitutto la freddezza del centrosinistra, soprattutto di quella radicale che impiega sei minuti prima di battere per la prima volta le mani. Ribadisce subito la solidarietà di forma a Mastella, colpito dall'indagine della magistratura campana e sostiene che è importante che la crisi venga discussa in Parlamento, sottolinea il presidente del Consiglio, perché davanti al rischio che possano entrare «in discussione in modo opaco preoccupazioni di riforma elettorale o di altro genere è bene che tutto venga alla luce in questa sede, nelle aule parlamentari. Esse sono la sede fondamentale della democrazia». Il premier, quindi, rivendica quelli che ritiene successi indiscutibili della sua permanenza a Palazzo Chigi, dal risanamento dei conti pubblici alla lotta all'evasione fiscale, dagli accordi sul welfare alle scelte di politica estera, dalle politiche in favore dei ceti più deboli al senso di responsabilità con cui ha affrontato l'emergenza rifiuti in Campania. Non mancano i tratti comici. Un esempio? Eccolo testuale: «Un lavoro che sta producendo frutti e che continuerà a darne in futuro. Un governo che ha saputo liberalizzare servizi e combattere corporazioni, che ha tagliato l'Ici e ha costruito nuove abitazioni per i giovani». E non contento fa anche notare: «Un governo che crede nell'ambiente e nella sua tutela. Anche quando ci siamo trovati di fronte ad emergenze come quella dei rifiuti non abbiamo creato lo scandalo, non abbiamo cercato di addossare ad altri, ed era facile, le responsabilità storiche. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cominciato ad affrontare concretamente il problema». Su questo passaggio viene fortemente interrotto dall'opposizione che gli urla «buuuuh» di disapprovazione. Ma Prodi non molla e rilancia: «Un Governo - prosegue - che ha anche tagliato i privilegi e i costi della politica». Anche se la fotografia del suo esecutivo consegnava una squadra di governo con ben sei ministri in piedi: erano tali gli esponenti dell'esecutivo presenti alla Camera che in tanti non hanno trovato posto. Il centrodestra non è stato da meno: un deputato di Forza Italia ha fatto finta di leggere un giornale issandolo come se fosse un manifesto, facendo scattare l'ira di Bertinotti visto che non si possono mostrare quotidiani. Persino in tribuna, dove c'erano studenti ad assistere alla seduta, c'è chi s'è messo a ridere. Ci sono occasioni, anche in cicostanze solenni, in cui il Parlamento sembra un asilo. Tuttavia, il discorso di Prodi è stato accolto da un applauso della maggioranza al quale l'opposizione ha risposto battendo le mani sui banchi in modo ritmato e invocando le elezioni. Una protesta che ha coinvolto anche un «freddo» come Gianfranco Fini.

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