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Fini sente il Cavaliere e chiude a Veltroni

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[...]si è ritrovato con il leader di An agguerrito come non mai. E per nulla disposto ad aprirgli il minimo spiraglio al dialogo. Il segretario del partito Democratico era invece sicuro di trovare un alleato con cui lavorare per la modifica della legge elettorale e al confronto, organizzato dal deputato di An Italo Bocchino, era venuto proprio con quell'obiettivo. Rassicurato su questo nei giorni scorsi anche dai vertici di via della Scrofa. Qualcosa però è cambiato a pochi minuti dall'inizio del dibattito, moderato da Bruno Vespa. Un cambio di «strategia», raccontano gli uomini di Forza Italia, dovuto a una brevissima conversazione telefonica con Berlusconi. Gianni Letta ha infatti telefonato al portavoce di An Andrea Ronchi e i due hanno poi messo in contatto i rispettivi leader. «Gianfranco guarda che non farò mai un accordo con Veltroni senza di te — ha detto Berlusconi — Puoi stare tranquillo, non c'è alcun pericolo». E più tardi il Cavaliere ha confermato pubblicamente quella telefonata: «Ho parlato con Fini della legge elettorale. I toni sono stati cordiali, come sempre, anche perché non c'è mai stata una caduta di rapporto, un silenzio prolungato». Dopo quella chiamata Fini ha cambiato strategia. E a Veltroni ha subito detto no alla bozza Bianco sulla riforma elettorale. No ribadito più tardi anche da Udc e Lega, dopo un vertice dei capogruppo al Senato del centrodestra, mentre Forza Italia è rimasta più disponibile. «Il giudizio è negativo — ha spiegato il leader di An — perché nella bozza Bianco non c'è il vincolo di coalizione prima del voto che è invece indispensabile per evitare di archiviare la stagione del bipolarismo». Un macigno che Walter Veltroni ha cercato inutilmente di aggirare, agitando lo spettro del referendum qualora i partiti non riescano ad approvare una riforma prima della prossima primavera. «Il nuovo sistema ipotizzato dal quesito dei referendari lascia le cose come sono — ha replicato — perché costringe i partiti ad aggregarsi in due grandi coalizioni che ripropongono gli stessi problemi che ci sono oggi». Per il segretario del Pd occorre dunque provare a trovare un accordo che cambi il sistema elettorale in Parlamento. E subito dopo bisognerà lavorare anche per una riforma istituzionale. «Solo così — ha proseguito Veltroni — riusciremo a portare il Paese fuori dalla crisi». Ma Fini è rimasto sulle sue posizioni. Anzi il leader di An ha rovesciato il ragionamento del sindaco di Roma: «Facciamo prima la riforma istituzionale e poi quella elettorale. A me il referendum non fa paura e di sicuro non mi metto ad approvare una legge qualsiasi pur di evitarlo». Posizioni insomma lontanissime, tanto che Bruno Vespa ha chiuso il confronto con un malizioso «mi pare che ora il referendum sia più vicino». Anche perché ieri Veltroni ha dovuto subire l'ennesimo diktat dei partiti più piccoli che hanno minacciato di bloccare la votazione sulla Finanziaria: il 10 gennaio si farà un vertice di maggioranza solo sulla legge elettorale. E il termine per presentare gli emendamenti alla bozza Bianco è stato spostato dal 7 al 20 gennaio.

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