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Scompaiono falce e martello, l'ultima sinistra a lutto

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lamilionesima atomizzazione della Rivoluzione d'ottobre, con i post e neo comunisti ridotti a un bivacco di manipoli, e senza più il vessillo che sventolò sulle rovine fumanti del Reichstag nazista. Addio falce e martello, dopo novant'anni e milioni di lutti è ora di usare la gomma pane e cancellare: la "Cosa rossa" ha deciso che il nuovo simbolo sarà un "segno grafico arcobaleno", neanche parlassimo di una scatola di pastelli Giotto. A lutto Cipputi e Peppone, chiusa la bocciofila, in rovina le Case del Popolo, ridotti al silenzio gli Inti Illimani. Per difendere la sacra attrezzistica del lavoro restano mobilitati solo gli ultimi bolscevichi: il deputato Salvatore Cannavò di Sinistra Critica ricorda che «i simboli non sono feticci ma indicano un progetto politico», e dunque andrà avanti, almeno nelle riunioni condominiali, con la vecchia bandiera dell'Urss. Marco Ferrando del Pcl accusa i revisionisti di aver combinato «un'arlecchinata», mentre il povero Marco Rizzo scuote il capoccione e minaccia sfracelli se non si riproporranno i due mitici attrezzi nel logo della "Cosa Rossa". Quanto a Diliberto, lui aveva giocato la carta delle buone memorie d'antan: rispolverando il proiettore a bobine per la «Corazzata Potemkin» e tentando il blitz al Cremlino per trafugare il mummione di Lenin. Forse, per chiedere direttamente alla salma come andò quella volta che il segretario, Bronc-Bruevic, gli mostrò alla riunione del Consiglio dei Commissari del Popolo l'acquarello un prototipo di stemma: c'erano falce, martello, ma anche una spada sguainata. Vladimir Ilic aggrottò le ciglia e sbuffò: «Va bene, ma via la spada, la nostra è solo una guerra di difesa». Era il 1918, servivano riferimenti chiari per il nuovo Stato sovietico. Ecco allora l'operazione di marketing: ispirata dal sangue dei proletari rivoltosi del 1848 parigino, dei comunardi, e di troppi fra quelli che ci avrebbero creduto, per quasi un secolo. Quel gadget combinato piacque anche ai socialisti italiani: a Turati ma anche agli scissionisti del '21. Poi, man mano, se ne vergognarono un po' tutti, tranne le atlete-camioniste caucasiche, ormonalmente corrette ad uso olimpico. In Italia Psi, Pci e Pds presero a nascondere quella chincaglieria da ferramenta sotto garofani, querce, soli, ulivi, rose: agricoltura e giardinaggio, finezze da radical chic, botanica Vip con contorno di nani,ballerine, yacht e privè, mica sudore operaio e contadino. Addio falce, che tagliavi via le spighe con lo stesso spietato movimento con cui la morte ne portava via a legioni, nei gulag e nelle fosse. Addio martello, utensile meraviglioso seppur infido, così tanto venerato che quando si trattò di fracassare il cranio allo stesso fondatore dell'Armata Rossa ed esportatore della Rivoluzione, il vituperato Lev Trockij, quel traditore di Ramon Mercader preferì usare una piccozza. Addio a Baffone, al Migliore, al Grande Timoniere, a Pol Pot. Piangono le smarrite schiere dei soviet residuali, ma anche il Cavaliere non ride: senza i comunisti all'orizzonte, dovrà agitare lo spettro di Casini.

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