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La Cdl si stringe attorno al Cav

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«Facciamo tutti cadere Prodi»

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È quello che nel quartier generale di Silvio Berlusconi si attendevano. Un messaggio di fiducia e di rinnovato impegno: il principale obiettivo adesso è far cadere Prodi. E adesso è già la prossima settimana. Serve il massimo impegno in vista dle voto decisivo sulla Finanziaria. Si chiude così una giornata di passione per la Cdl. Iniziata con la lettura dei giornali su cui campeggiavano le indiscrezioni sul Cavaliere: «Se Prodi non cade è colpa di Fini e Casini». Pier non ci sta e di primo mattino chiama Berlusconi che assicura una smentita. Poi in un'intervista al Tg5 il leader dell'Udc mette le mani avanti: i nostri voti «saranno impegnati perché il governo Prodi cada prima possibile. Prima se ne va e meglio è perchè questo governo sta paralizzando l'Italia». «Ma sono comunque certo - insiste Casini - che Berlusconi smentirà le affermazioni che gli sono state attribuite da alcuni organi di stampa sul fatto che sia "colpà dell'Udc e di An se il governo Prodi non è caduto". Mi ha fatto piacere andare da Berlusconi l'altro giorno, ma non mi sento un "figliol prodigo"». Berlusconi apprezza e smentisce le indiscrezioni: «C'è davvero aria di elezioni in giro. Lo conferma anche l'ondata di disinformazione che ho dovuto leggere ancora sui giornali. Non mi sono mai sognato di attaccare i miei alleati soprattutto in un momento come questo in cui l'unità del centrodestra è assolutamente indispensabile. Vedo tra l'altro che mi viene attribuito un sentimento come l'ira a me completamente sconosciuto (anche se qualche volta sarebbe pienamente giustificato!)». Tutto chiarito? Per nulla, perché al termine della mattinata, l'Udc ha un rigurgito improvviso: «Noi siamo pronti, dalla prossima settimana siamo disponibili al dialogo punto per punto, nel merito, per valutare quello che è positivo e quello che non lo è», avverte il segretario Lorenzo Cesa specificando che non si riferisce alla Finanziaria ma alle Riforme, sul cui testo alla Camera centristi e destra si sono astenuti. Ma An non ci sta. Il portavoce del partito Andrea Ronchi pone lo stop: «Non c'è nessun dialogo possibile sulle riforme. In questo momento stiamo facendo tutti gli sforzi possibili per far cadere al Senato il governo Prodi». A chi gli chiede se il suo partito possa cambiare idea, ove mai l'esecutivo superi indenne il voto del Senato, Ronchi replica secco: «In questi giorni il gruppo di An a Palazzo Madama, guidato da Altero Matteoli, sta lavorando a una grande battaglia parlamentare per far cadere il governo sulla Finanziaria. È questo ora il nostro obbiettivo». E proprio Matteoli fa notare come il suo gruppo «è stato presente in Aula, senza eccezioni, ai voti sulla Finanziaria, che lo sarà fino al voto finale». Dunque, An è allineata e non farà mancare il suo sostegno nell'assalto finale all'esecutivo. L'Udc resta ancora una volta da sola, soprattutto nella poliitca dei due forni. I telefoni tra forza Italia e centristi tornano ad essere roventi. Finché Casini in serata si fa intervistare dal Tg1 e chiarisce quello che a Palazzo Grazioli si attendano venga delucidato senza ombre di dubbio: a via dei Due Macelli hanno di nuovo cambiato linea? «Nella nostra posizione non è cambiato nulla - spiega Casini al telegiornale diretto da Gianni Riotta -. Noi siamo seriamente impegnati a creare un'alternativa a Prodi, ma sono stato molto lieto di essere andato a quel vertice, perchè ho privilegiato, rispetto alle nostre beghe, l'esigenza di dare maggiore sicurezza gli italiani, che sono veramente spaventati». E se gli italiani saranno spaventati nel quartier generale di Berlusconi sono sereni: l'attestato di fiducia ( o di lealtà, anche se nessuno vuole usare questa oparola che infastidisce Casini) è arrivato chiaro e forte. F. d. O.

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