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dall'inviato Fabrizio ...

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E sorride per quello che ha appena sentito, le parole di Pier Ferdinando Casini, il suo ritorno a una kermesse del centrodestra dopo anni. «Sono completamente d'accordo - dice un Dell'Utri insolitamente raggiante - Ha ragione. Intanto perché ha detto chiaro e tondo che è qui ed è con noi. E poi se si sta insieme mi pare giusto dire che bisogna andare oltre, vedere le cose che si possono fare. Non basta pensare ad andare al voto, bisogna cominciare a immaginare anche a dopo, a come governare, al programma da realizzare. Insomma, parliamo di cose concrete». Il senatore e fondatore di Forza Italia, insomma, incassa. Incassa l'aver in qualche modo riportato a casa Pier Ferdinando. Tra i due c'è un'antica amicizia al punto che l'allora presidente della Camera si espose anche pubblicamente nel dimostrare la sua solidarietà all'esponente azzurro messo sott'accusa dai magistrati. E tra i due oggi c'è sintonia nel provare almeno a spostare l'argomento della discussione dalla spallata (il giorno della verità in Senato sarà mercoledì prossimo) al dopo, «a pensare non solo alla vittoria ma anche alla gestione della vittoria» per usare le parole del leader dell'Udc. E infatti Casini arriva a Montecatini con un discorso che alza la voce nei toni ma conciliante sui contenuti, urla ma non imprecando, bensì facendo un appello, lanciando un invito. Pier lo fa capire subito: «Sono geloso di Bondi, Sandro (guardando il coordinatore azzurro seduto in prima fila, ndr) spero non dedichi poesie solo a Cicchitto ma non dimentichi me». Scherza: «Ho letto che Berlusconi è andato da Giovanardi perché voleva parlare alla base, ed allora anche io sono qui per parlare alla base di Forza Italia». Ricorda che la «cittadinanza è senso di appartenenza alla comunità nazionale», attacca «Pecoraro Scanio, il peggiore ministro dell'Ambiente di Europa, l'unico che pensa di sostituire il nucleare con l'energia solare», sottolinea come «al vertice del Pd c'è un tal Della Seta il cui sogno è che non si faccia più un metro di autostrada in Italia». Quindi riassume: «Con Berlusconi mi lega un sentimento di affetto e di amicizia, ma confesso di non riuscire a seguirlo su questo punto... La politica dell'opposizione non può essere l'evocazione di manifestazioni di massa per far cadere Prodi, l'evocazione di brogli e di spallate o discussioni tra partiti e federazioni. Noi dobbiamo parlare di problemi ed ecco perché io sono tornato a palazzo Grazioli, proprio per parlare per esempio di sicurezza». Si leva qualche fischio quando Casini si lascia scappare: «Nessuno può prendere cappello e andare via». Ma rimedia subito: «L'auspicio è che Prodi vada a casa questa settimana». Tanto che aggiunge: «I senatori sincronizzino i loro cronometri, la settimana prossima tutti in aula per mandare a casa questo governo». Ma se ciò non accadrà, il leader dei centristi è convinto che «sulla legge elettorale inevitabilmente dialogherà anche Berlusconi. Così come Forza Italia, insieme ad An e Udc, sta già facendo sulle riforme costituzionali in aula alla Camera». Perché «Forza Italia — sottolinea l'ex presidente della Camera — è il più grande partito d'Italia e quindi non deve sottrarsi ad una comune riflessione non solo su come si può realizzare la vittoria, ma soprattutto su come si può governare il Paese». Casini cerca di ritagliarsi un ruolo, di darsi un tono. Di essere da tramite, di provare a far sedere attorno a un tavolo i Poli. Tanto che si lascia scappare un autogossip: «È venuto da me proprio ieri un autorevolissimo esponente del Pd che mi diceva come gli ex popolari siano del tutto scomparsi nella nuova formazione. Gliel'ho detto: "Fratello caro, te l'avevo detto che finirete tutti nel Partito socialista europeo"».

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