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Napolitano: "Uniti per nuove emergenze"

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Elo fa, il presidente della Repubblica, in una data istituzionale, è vero, ma che cade quest'anno al termine di una settimana di fuoco per lo scontro politico alla vigilia dell'avvio dell'iter in Aula al Senato per la Finanziaria. Insomma, un momento cruciale. Il Capo dello Stato indica con «preoccupazione» l'urgenza del problema e avverte che si profilano già nuove «possibili emergenze». Segnala «l'aggravarsi della situazione in Afghanistan, l'incombere di gravi incognite nella regione che abbraccia Iraq e Iran, il riaccendersi di acute contrapposizioni nei vicini Balcani, il persistere di tensioni nel quadro politico istituzionale libanese, il trascinarsi di una crisi lacerante in Medio Oriente». Non cita quali sono le nuove emergenze che starebbero per affacciarsi. Ma fa capire che «abbiamo il dovere di prepararci a fronteggiare anche con lo strumento militare, che è solo una componente del più ampio e articolato dispositivo multi-disciplinare da attivare nelle aree di crisi, ma non può essere sottovalutato nella sua necessaria dimensione e natura specifica». Per questo Napolitano sollecita «un nuovo sforzo di coesione nazionale». «C'è da augurarsi - dice - il più intenso contributo propositivo e il più vasto consenso in Parlamento, nell'insieme delle forze politiche e sul fronte dell'informazione e del coinvolgimento dell'opinione pubblica». Non è un tema nuovo per il Quirinale. Ma la successione di questo genere di appelli nelle ultime settimane ha registrato una progressione inconsueta. Valutare proposte e problemi nel merito e non con logiche di schieramento è il leit motiv. Cogliamo il senso dell'interesse nazionale, afferma il presidente, «è dovere comune di tutti coloro che hanno vivo il senso della responsabilità e del prestigio dell'Italia dare prova di unità nel vigilare, nel ricercare le strade che possono garantire la sicurezza e condurre alla pace». Il Capo dello Stato sposa poi la linea del ministro della Difesa Arturo Parisi. Spiega che le nostre Forze armate, quegli ottomila e passa uomini impegnati all'estero, si caratterizzano per alti livelli di efficienza, preparazione, professionalità». Ma «pur nella piena consapevolezza dei condizionamenti imposti dalle limitate risorse a disposizione», occorre «migliorarne le capacità» come si sforza di fare Parisi e i vertici militari, dei quali «apprezzo e condivido gli sforzi», dice Napolitano. Il tema gli è caro e dunque il presidente entra nel merito. Suggerisce che è necessario «accelerare» il piano di riforma che prevede la «professionalizzazione», nuovi reclutamenti di giovani e «la rapida riduzione del personale anziano non più impiegabile in operazioni», favorendone il passaggio ad altre amministrazioni. A regime, questo consentirà di fare più interventi operativi senza aumentare l'organico e riducendo la spese per retribuzioni.

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