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«Why Not» L'inchiesta scippata a De Magistris

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Al centro di tutto la richiesta di trasferimento cautelare d'ufficio avanzata al Csm dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e la successiva iscrizione dello stesso ministro nel registro degli indagati proprio per l'inchiesta Why Not che riguarda un presunto comitato d'affari con sede a San Marino che avrebbe gestito in maniera illecita i finanziamenti comunitari e statali giunti in Calabria. Iscrizione, ha specificato oggi una fonte autorevole del palazzo di giustizia, nella quale, comunque, non viene ipotizzata la violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Secondo il procuratore generale facente funzioni Dolcino Favi, un passato da pm nei processi d'appello per le stragi mafiose di Capaci e via D'Amelio, l'incompatibilità di De Magistris è legata alla richiesta di trasferimento cautelare d'ufficio che è stata fatta nei suoi confronti dal ministro Mastella. Di fatto, è la tesi della procura generale, nel momento in cui il Guardasigilli ha chiesto il trasferimento di De Magistris, quest'ultimo avrebbe dovuto astenersi dal proseguire l'indagine. Il fatto che ciò non sia avvenuto e che il ministro sia poi finito nel registro degli indagati, sarebbe la tesi della Procura generale, ha fatto scattare l'incompatibilità prevista dall'art. 372 del codice di procedura penale che porta all'avocazione. La valutazione del caso è stata fatta dal procuratore generale dopo che si è appreso che il ministro della Giustizia è stato iscritto nel registro degli indagati. La prima reazione di De Magistris alla notizia è stata di sorpresa, visto che «non ho ricevuto alcuna notifica». Ma poi, col passare dei minuti sono subentrati anche altri sentimenti. «Ancora una volta vengono rese pubbliche a mezzo stampa notizie riservate che riguardano il mio ufficio, le mie indagini, e la mia persona». Il pm si è spinto oltre: se è vero quello che è stato scritto, è stato il suo commento, «ci avviamo al crollo dello stato di diritto, registrandosi anche, nel mio caso, la fine dell'indipendenza e dell'autonomia dei magistrati quale potere diffuso». De Magistris ha anche annunciato che intende esercitare tutti i diritti previsti contro il provvedimento e di attendere, «magari anche a mezzo stampa, di sapere se ci sono ancora le condizioni per fare questo lavoro in Calabria e nel Paese». Di certo non ha intenzione di mollare e intende andare avanti nel suo lavoro.

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