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La Difesa smentisce: «Le nostre truppe non combattono»

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Sono da poco passate le 9 quando l'Ansa, citando l'agenzia spagnola Efe, rende noto che truppe italiane e spagnole sarebbero impegnate nella zona occidentale dell'Afghanistan in appoggio all'«operazione Achille» (l'offensiva lanciata dalla Nato contro i taleban). La notizia piomba in Italia come un fulmine a ciel sereno. Dopo poche ore dal ministero della Difesa, anche se non ufficialmente, arriva la smentita. Le fonti italiane confermano che un'operazione per evitare la fuga dei taleban è in corso, ma solo con truppe spagnole. Anche Madrid non conferma la presenza di italiani in zona. Ma ormai la miccia è innescata. Uno dopo l'altro gli esponenti della sinistra radicale chiedono spiegazioni al governo. Bisogna capire se i nostri soldati stanno combattendo contro i taleban. «Io penso che il governo debba chiarire immediatamente - attacca il segretario del Prc Franco Giordano - perché sono contrario a qualsiasi coinvolgimento delle nostre truppe in azioni di guerra». Il leader del Pdci Oliviero Diliberto non è da meno: «Si susseguono voci di un presunto coinvolgimento di truppe italiane in operazioni militari in Afghanistan. Chiediamo che il governo faccia sentire in modo chiaro la sua voce al fine di conoscere la verità, tanto più alla vigila del dibattito sulla missione in Afghanistan». E la Verde Tana De Zulueta rilancia: «Aspettiamo un chiarimento del governo». E il chiarimento arriva. Tocca al sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri presentarsi a palazzo Madama dove le commissioni riunite Esteri e Difesa stanno esaminado il ddl di rifinanziamento della nostra missione a Kabul. Ma il suo chiarimento si trasforma in una mezza conferma. Forcieri spiega infatti che le truppe italiane non stanno partecipando all'operazione «Achille» e, quindi, non stanno combattendo contro i taleban. Ciò nonostante sono impegnate nell'ovest del Paese in «normali operazioni di controllo e vigilanza del confine, per evitare che gli interventi in corso nella zona sud, nell'ambito dell'operazione Achille, possano ripercuotersi nella zona controllata dai militari italiani e spagnoli». Forcieri scende ancora di più nel dettaglio: «Si tratta di un'operazione normale, secono le regoole che sono state stabilite, per cui teniamo sotto controllo le vie di comunicazione, in modo da accertarci che non cadano sotto il controllo di ribelli o di terroristi, oltre a impedire che attraverso di esse ribelli o terroristi inseguiti, possano venire a trovare rifugio in questa zona». Insomma, gli italiani sono in azione, ma stanno semplicemente facendo «il loro mestiere». Parole che, anche se sembrano placare l'ira della sinistra radicale, non chiudono la polemica. Dopotutto, come sottolinea anche il presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama Sergio De Gregorio, «il rischio di un'iraqizzazione del conflitto si sta realizzando e la preoccupazione è forte». Ed è evidente che tutto questo pesa come un macigno sul dibattito intorno al rifinanziamento della nostra missione a Kabul. Stamattina dovrebbe concludersi la discussione sul decreto nelle commissioni. Poi inizierà l'esame degli emendamenti (in tutto 34 presentati da An, Lega e dall'ex Capo dello Stato Francesco Cossiga). Martedì prossimo dovrebbe arrivare il voto finale. Il nodo è sempre lo stesso, l'autosufficienza della maggioranza che, senza i senatori «dissidenti» non avrà i 158 voti necessari per approvare con le proprie forze il decreto. Ma i presidenti delle commissioni Esteri e Difesa ostentano tranquillità. «Non vedo gravi criticità - dice De Gregorio - voteremo tutti per lo stesso obiettivo che è quello di esprimere un segnale di vicinanza alle nostre forze armate». «Credo che l'intendimento in Senato sia quello di arrivare a una larga approvazione del provvedimento» gli fa eco Lamberto Dini. La resa dei conti si avvicina. [email protected]

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