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di GIANNI DI CAPUA IL PAPA torna a far sentire la sua voce: «Politici e legislatori cattolici consapevoli ...

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Parole chiare quelle di Benedetto XVI che arrivano in occasione dell'Esortazione post-sinodale Sacramentum Caritatis. Parole che risuonano come un richiamo ai cattolici affinché siano coerenti anche in Parlamento, chiedendo di sostenere «valori fondamentali come il rispetto e la difesa della vita umana», della «famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna». Insomma, di battersi per i «valori non negoziabili». Scrive il Papa: «Matrimonio e famiglia sono istituzioni che devono essere promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse è una ferita alla convivenza umana come tale». Poi si entra nel merito delle coppie di fatto: «Troppo grande è il bene che la Chiesa e l'intera società s'attendono dal matrimonio e dalla famiglia per non impegnarsi a fondo in questo ambito pastorale». Nel testo del documento Benedetto XVI sottolinea la necessità, da parte dei cattolici che ricoprono ruoli pubblici, di dare «pubblica testimonianza della propria fede». In particolare quando è il momento di prendere «decisioni in proposito di valori fondamentali» e per «la promozione del bene comune in tutte le sue forme». Inoltre, ha aggiunto il Papa, i vescovi sono «tenuti a richiamare costantemente» i valori non negoziabili dato che «ciò fa parte della loro responsabilità nei confronti del gregge loro affidato». Segue un richiamo alla tradizione. I futuri preti si preparino «a comprendere e celebrare la messa in latino» a «utilizzare i testi latini e a eseguire il canto gregoriano». I fedeli, invece, «siano educati a conoscere le più comuni preghiere in latino come anche a cantare in gregoriano certe parti della liturgia». Servirebbe, spiega il Papa nell'esortazione apostolica post-sinodale, «ad esprimere meglio l'unità e l'universalità della Chiesa» in sintonia con le direttive del Concilio Vaticano II. «Eccettuate le letture, l'omelia e la preghiera dei fedeli - si legge nel testo - è bene che tali celebrazioni siano in lingua latina, così pure siano recitare in latino le preghiere più note della tradizione della Chiesa ed eventualmente eseguiti brani in canto gregoriano». Benedetto XVI ribadisce poi che la prassi della Chiesa è di «non ammettere» ai sacramenti i divorziati risposati. E questo a causa «del loro stato e la loro condizione di vita» che «oggettivamente contraddicono quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa che è significata ed attuata nell'eucarestia». Quello dei divorziati risposati è «una vera piaga - ha aggiunto il pontefice - dell'odierno contesto sociale che intacca in misura crescente gli stessi ambienti cattolici. I pastori per amore di verità sono obbligati a discernere bene le diverse situazioni, per aiutare spiritualmente nei modi adeguati i fedeli coinvolti». Infine, un appello in difesa del settimo giorno: «Smarrire il senso della domenica come giorno del Signore da santificare è sintomo di una perdita del senso autentico della libertà cristiana». Ed ancora: «L'uomo non si lasci asservire dal lavoro, non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo della vita», scrive Benedetto XVIa sostegno della «festa primordiale». La domenica, dunque «merita di essere santificata, perché non finisca per risultare un giorno "vuoto di Dio"». «Infine - scandisce il Papa - è particolarmente urgente in questo nostro tempo ricordare che il giorno del Signore è anche il giorno del riposo dal lavoro. Ci auguriamo vivamente - prosegue Benedetto XVI - che esso sia riconosciuto come tale anche dalla società civile, così che sia possibile essere liberi dalle attività lavorative, senza venire per questo penalizzati». [email protected]

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