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«Si sta abdicando dal ruolo del medico»

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Secondo il professore, «è una delle cose peggiori tra quelle recentemente accadute in giro per il mondo». Qual è il suo giudizio sul «consenso informato» che l'ospedale romano ha chiesto ai genitori di firmare, prima di intervenire con un aborto terapeutico? «Ormai seguiamo le mode provenienti da nazioni come l'Olanda: tutto, purché sia deleterio, viene immediatamente recepito. Con la scusa di adeguarci all'Europa ci stiamo infilando in un tunnel dal quale rischiamo di non uscire più. Questo tipo di crudeltà e cattiveria umana dimostra che non esistono confini alla voglia di abdicare al ruolo del medico». Quali sono le possibilità di correggere queste «mode»? «È molto più facile distruggere una gravidanza piuttosto che intervenire sulla scia delle lezioni che che ci sono state insegnate all'università, e poi con il giuramento di Ippocrate. Ma evidentemente la strada da battere è un'altra...» Qual è? «Occorre rivedere la legge sull'interruzione di gravidanza, la 194: quando era stata concepita, la scienza medica non conosceva tecniche recentissime che hanno permesso di superare problemi che - trent'anni fa - risultavano insormontabili». Quindi, è indispensabile una riscrittura «tecnica» di quel testo? «Rivedere le linee guida impone innanzitutto di non scegliere la soluzione più facile. Ho sempre detto che la prima parola non spetterebbe alla politica, ma alla scienza: occorre sempre partire da dati scientifici e non da mere speculazioni politiche. E il caso del San Camillo, che segue di pochi giorni quello di Careggi, a Firenze, dimostra che una revisione di quel testo non è solo necessaria, ma obbligatoria» Nell'attesa di un passo del legislatore, cosa è auspicabile? «Innanzitutto una reazione da parte degli ordini professionali dei medici, che devono per prima cosa tutelare i pazienti. Quando leggo notizie come quelle dedicate al cosiddetto consenso informato viene voglia di andare subito in pensione, e di chiudere con il mondo della medicina. Ma ai giovani che desiderano entrare nel mondo della professione quale esempio viene dato? Non bisogna più curare, ma accelerare la morte? E il ruolo della ricerca, qual è? Oggi le donne che in ospedale si sottopongono alle cure chiedono continuamente notizie sulle novità scientifiche, e spesso si dimostrano più attente di certi medici». Il futuro quindi non è come quello che si vive oggi al San Camillo? «Fortunatamente no. I neonatologi oggi hanno raggiunto dei livelli di preparazione elevatissimi. Le vite umane possono essere salvate quasi sempre: solo chi si aggrappa alla legge 194 dimostra di non conoscere i progressi compiuti».

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