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di MARZIO LAGHI SI è tinta del rosso dei pomodori lanciati contro i palazzi del Comune e della Prefettura, ...

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Una giornata che ha visto l'ala radicale dell'Unione criticare ancora una volta duramente la scelta del premier Romano Prodi. Al punto che 120 parlamentari tra deputati e senatori della maggioranza, hanno già convocato per martedì prossimo un'assemblea con l'intenzione, qualora i fatti non cambiassero, di costituire un comitato contro la decisione del governo di ampliare la base. «L'intenzione - ha spiegato la deputata dei Verdi Luana Zanella - è quella di valutare tutte le proposte di fronte ad una decisione inaspettata da parte del governo». I parlamentari chiedono, infatti, che l'esecutivo ascolti direttamente i cittadini di Vicenza. Ma, mentre la questione Vicenza si infiamma, nella maggioranza di centrosinistra si apre un altro fronte. La sinistra radicale, infatti, annuncia battaglia in vista dell'imminente voto parlamentare sul decreto che finanzia la missione in Afghanistan. E, dopo aver inghiottito il boccone amaro del via libera alla base statunitense nella città veneta, chiede un vertice di maggioranza per ridiscutere la missione afghana. La richiesta è quella di un «segno di forte discontinuità» sul quale insiste in particolare il segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano. Nessuno parla esplicitamente di fare i bagagli e di lasciare Kabul, ma quando il ministro bertinottiano Paolo Ferrero dice che bisogna trovare il modo di «uscire dal mandato» i riformisti della coalizione non possono non temere nuovi problemi per l'Unione. La patata bollente è nella mani di Prodi, al quale il verde Pecoraro Scanio Scanio chiede di formulare «una proposta pacifista». Di fronte alla preoccupazione di una replica dello psicodramma della scorsa estate, con i senatori dissidenti che votarono per il finanziamento della missione solo costretti dal voto di fiducia, qualcuno spera che sia l'opposizione a togliere all'Unione le castagne dal fuoco. Ma il centrodestra non sembra concorde sulla strategia da adottare. Se Gianfranco Fini gela gli animi dicendo che «non è compito dell'opposizione andare in soccorso della maggioranza», Silvio Berlusconi è molto più prudente. «Noi abbiamo dimostrato senso di responsabilità in politica estera quando siamo stati all'opposizione dal '96 al 2001», ha detto il Cavaliere ai suoi, citando il caso del Kosovo. E ora, ha proseguito, «dobbiamo continuare a farlo». Neppure Berlusconi, però, intende fare favori a Prodi. Nel caso in cui il decreto sull'Afghanistan passasse grazie ai voti della Casa delle Libertà, sottolinea, «il governo non potrà non fare una riflessione». Anche l'Udc è propenso a votare con il centrosinistra sull'Afghanistan, mentre la Lega Nord, spiega Roberto Maroni, non intende aiutare «una maggioranza divisa su tutto». Qualcuno ricorda che lo scorso luglio, alla Camera (dove non c'era la fiducia), tutto il centrodestra votò il rifinanziamento della missione militare. Ma i voti della Cdl non furono determinanti. Se oggi invece il decreto passasse grazie ai voti del centrodestra, l'ala sinistra dell'Unione non resterebbe a guardare. Come dice il leader del Pdci Diliberto, adombrando scenari di crisi, si sarebbe di fronte a un cambio di maggioranza «con tutte le conseguenze che questo potrebbe avere sul governo Prodi».

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