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Impiccato all'alba e in fretta. Il suo ultimo appello rivolto al popolo iracheno

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È arrivata presto e a pochi giorni dalla condanna, sintomo del desiderio di «archiviare» in fretta il capitolo Saddam, di svoltare pagina e ricominciare dopo la scomparsa del tiranno accusato di crimini contro l'umanità e deposto dalle truppe di Washington. Lui ha affrontato il patibolo con dignità, recitando sottovoce versetti del Corano e rivolgendo un ultimo appello all'unità degli iracheni prima di lanciare un ultimo «Allah è grande» che il nodo scorsoio gli ha strozzato in gola. È stata un'esecuzione in diretta, ma evitando di mandare in onda le fasi più cruente dell'impiccagione e mostrando, alla fine, il corpo dell'ex rais avvolto in una sorta di sudario bianco. Nel Paese le reazioni sono state contrastanti: qualcuno esultava sparando raffiche di mitra in aria, altri maledicevano gli «occupanti stranieri» che non avevano il diritto di decidere per il popolo la fine di Saddam, altri ancora continuavano ad uccidere cittadini innocenti con autobombe. Per tutto il giorno, l'emittente Tv di Stato al Iraqiya ha trasmettesso le immagini della statua dell'ex presidente iracheno abbattuta sulla piazza principale di Baghdad, e anche quelle dello stesso ex uomo forte col cappio al collo, intervallate da fotogrammi di vittime del suo regime, uomini e donne torturati, fosse comuni piene di scheletri, esecuzioni sommarie, cadaveri nelle strade del Kurdistan iracheno. «La condanna a morte del tiranno è stata eseguita alle 6» locali, ha annunciato l'emittente Tv al Hurra. Subito dopo, le prime immagini: Saddam sembrava un po' confuso ma sostanzialmente tranquillo, ha raggiunto con calma il patibolo, in una stanza col soffitto basso e le pareti nude, scortato da quattro boia incappucciati. A voce bassa recitava versetti del Corano, il libro sacro dell'Islam di cui aveva una copia sotto il braccio, lasciata poi in eredità a una persona da lui stesso indicata. Sebbene il segretario per la sicurezza nazionale Moaffaq al Rubei, che assieme a pochi altri testimoni ha assistito all'esecuzione, abbia riferito che «aveva il terrore negli occhi», le immagini registrate dalla telecamera hanno però mostrato un uomo con le mani legate dietro la schiena ma col busto eretto, che scambia alcune parole con i suoi carnefici, rifiuta il sacco sugli occhi e infine offre con coraggio il collo al capestro. A questo punto le immagini ufficiali si sono interrotte. Lo stesso al Rubei ha raccontato che la morte lo ha colto «in un batter d'occhio», mentre diceva ad alta voce «Allahu Akbar». Le sue ultime parole prima di salire sul patibolo sono state, invece, per gli iracheni: «Restate uniti», non date «fiducia a questa coalizione di iraniani», cioè gli sciiti che dopo decenni di soprusi e persecuzioni hanno occupato gran parte del potere, perchè «sono gente pericolosa», ha detto Saddam. L'esecuzione è durata in tutto circa mezz'ora. Quindi il cadavere è rimasto sulla forca dieci minuti prima che il medico legale ne constatasse il decesso. A questo punto, il corpo è stato composto in un sudario bianco e trasferito nella sede del governo, dove è stato mostrato, tra gli altri, ai parenti di alcune delle vittime del deposto regime, alcuni dei quali si sono emozionati fino alle lacrime. Qualcuno è riuscito anche a girare alcune immagini, probabilmente con un telefonino. «La morte di Saddam mette fine a tutte le patetiche scommesse sul ritorno della dittatura» ha detto il premier, lo sciita Nuri al Maliki. La decisione di eseguire la condanna in fretta, rispetto ai 30 giorni di tempo previsti dalla legge e malgrado il mondo islamico ieri fosse in festa per l'inzio del pellegrinaggio alla Mecca, è dovuta alla necessità di mettere a tacere le molte pressioni che da più parti arrivavano al governo affinchè quanto meno rimandasse l'esecuzione. Ma così non è stato.

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