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Bonino e Mussi riorganizzano i loro staff. Ma l'ufficio studi della Camera avverte: troppi costi

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Tra i ministeri è già esplosa la guerre delle segretarie. Se non si parlasse di istituzioni e persone ci sarebbe da dire che siamo al mercato delle vacche. Altro che Finanziaria, il vero suk arabo è quello che si svolge nel retrobottega della politica. Che cosa succede? La questione è complessa e bisogna fare un piccolo passo indietro. Il governo Prodi è nato dividendo alcuni megaministeri che avevano invece caratterizzato l'azione dell'esecutivo Berlusconi. Per esempio, il vecchio dicastero dell'Istruzione, Università e Ricerca (il Miur, in sigla, retto dalla Moratti) è stato diviso: da un lato la Pubblica Istruzione (Fioroni) e dall'altro Università e Ricerca (Mussi). E così, le Attività Produttive (Marzano, poi Scajola) è stato «spacchettato» - come si dice in gergo - in Sviluppo Economico (Bersani) e Commercio Estero (Bonino). Bene. Anzi no, male. Che fine fanno i dipendenti dei ministeri? Vanno di qua o di là? La Bonino (ma sarebbe più corretto dire Prodi, visto che il provvedimento arriva dalla presidenza del Consiglio), come aveva fatto Mussi, ha risolto il problema in maniera radicale. Quanti dipendenti avevano Marzano e Scajola alle loro dirette dipendenze? Sessantatre? Quanti? Sessantre? E allora tutti e sessantatre me li prendo io. E Bersani? Appunto, e Bersani? S'arrangi. Oppure faccia un decreto e se ne attribuisca un'altra sessantina. Almeno è questo l'appunto - ovviamente non in questi termini - che viene fatto dal servizio bilancio della Camera, che ha posto l'altolà. E no, non si può fare, costa troppo mentre questo tipo di provvedimenti devono avvenire in «invarianza di spesa». Insomma, senza costi aggiuntivi. E invece due segreterie di due ministri, due uffici di gabinetto, due, due segreterie tecniche di due ministri, due uffici legislativi, due uffici stampa e due servizi di controllo interno è difficile che possano costare lo stesso che uno solo. O almeno questo è il dubbio dei tecnici di Montecitorio che nel parere diramato due giorni fa rilevano: «Si osserva che il rispetto del principio di invarianza della spesa, in relazione al riordino del preesistente ministero delle Attività produttive, appare di difficile verificabilità in assenza di parte delle norme di riordino ancora da emanare». In altre parole, se anche Bersani non definisce il suo staff, è difficile quantificare i costi. Infatti, «si rileva che lo schema in esame reca solo indicazioni concernenti il ministero del Commercio internazionale mentre il decreto legge ha disposto che le funzioni e le risorse dell'ex ministero delle Attività Produttive confluiscano anche nel ministero dello Sviluppo economico e nella presidenza del Consiglio». I tecnici della Camera fanno notare anche che il decreto che si sta discutendo «considera un numero di posizioni di responsabili degli uffici di diretta collaborazione che risulta pari a quello previsto per il ministero esistente prima del riordino». Di qui le osservazione dei funzionari di Montecitorio. Che sottolineano subito come «appare necessario un chiarimento da parte del governo circa le modalità atte a garantire il rispetto del criterio di invarianza di spesa qualora in sede di futura emanazione del regolamento concernente il ministero dello Sviluppo economico fossero previste, come appare probabile, ulteriori posizioni di responsabili degli uffici aggiuntive del contingente già considerato». Gli uffici della Camera quindi ricordano che questo non è il solo caso, visto che lo stesso è accaduto nella spartizione delle spoglie del Miur. In questo caso, però, si ricorda che «il governo ha confermato che il riordino sarà attuato nel rispetto del principio di invarianza di spesa, precisando che l'invarianza stessa è assicurata dal fatto che al relativo personale non spettano trattamenti economici aggiuntivi e, inoltre, con riferimento a un ufficio si è addivenuti a una riduzione del numero massimo di componenti». Mussi e Fioroni hanno trovato insomma un'intesa. Discorso diverso invece per il «duello» Bonino-Bers

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