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Il Professore prova a «rianimare» il Pd

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Romano Prodi prova a «rianimare» il Partito Democratico dopo una settimana in cui, anche gli ulivisti più convinti, sono stati costretti ad ammettere che qualcosa non funziona. Lo fa parlando dal palco del residence di Ripetta davanti all'assemblea degli amministratori dell'Ulivo. «Tornare indietro sarebbe un salto nel buio - dice -. Il progetto va avanti e ha una sua forza intrinseca e di contenuti. E i contenuti sono più avanti dei nostri atteggiamenti personali». Certo, la giornata non era iniziata sotto i migliori auspici con Francesco Rutelli che, in un'intervista a Repubblica, tornava sul problema della collocazione europea del nuovo soggetto. Il vicepremier dopo aver ammesso che, attorno al Pd, si registra oggi «un disincanto pericoloso». Dopo aver ribadito che «invertire ora la rotta alla nave sarebbe una follia». Aveva rilanciato: «Noi pensiamo ad un'alleanza europeista e di centrosinistra, non certo ad un ingresso nel Pse». Abbastanza per capire che la ferita aperta dalla partecipazione di Prodi al congresso portoghese del Pse (e l'ulteriore accelerazione di Fassino affinché la Margherita accetti l'ingresso nella famiglia del socialismo europeo) è tutt'altro che rimarginata. E non è un caso che il ministro dei Beni Culturali, presente con Fassino e Prodi all'assemblea degli amministratori dell'Ulivo, eviti quasi ogni tipo di contatto con il segretario Ds. I due praticamente non si salutano e, appena terminata la riunione, Rutelli fugge via mentre Fassino resta qualche minuto a parlare con il Professore. Insomma, i problemi non sono certo risolti ma, l'importante è ostentare unità. Così, quando il leader della Margherita e il segretario della Quercia intervengono davanti agli amministratori locali, parlano sostanzialmente la stessa lingua. Il messaggio è chiaro: il Partito Democratico non si fermerà mai. Per la verità Fassino dedica buona parte del proprio intervento a parlare di Finanziaria e di riforme strutturali (forse per questo raccoglie l'applauso più caloroso) ma, alla fine, ribadisce la necessità di «un soggetto politico capace di interpretare le esigenze del Paese» perché, spiega, «nessuna forza politica attuale è in grado di farlo». Più nette le parole di Francesco Rutelli che, dopo essersi «associato» a Fassino per quanto riguarda le considerazioni economiche, piazza la stoccata: «Acceleriamo un processo che è fondato, privo di alternative e maturo nell'elettorato». Per Prodi, quindi, è quasi una formalità ricordare che l'Ulivo è un'esperienza che ha ormai dodici anni («abbiamo avuto una mescolanza, un fondersi virtuoso, una contaminazione delle radici») e, proprio per questo, «è difficile trovare contrasti sui temi di fondo». Dopotutto anche gli altri «big» che, durante la giornata sono passati dal residence di Ripetta, hanno cercato di far passare in secondo piano le polemiche degli ultimi giorni. Così Dario Franceschini, capogruppo dell'Ulivo alla Camera ed esponente della Margherita, ha provato a liquidare la polemica su un possibile ingresso del Pd nel Pse. «Facciamo il Partito democratico - è stato il suo suggerimento - e poi sarà il partito nuovo, con il suo statuto a decidere a quale famiglia europea appartenere». E Vannino Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento e uomo Ds, ha fissato addirittura un obiettivo concreto: «Alle Regioni, nei Comuni e nelle Province si costituiscano i gruppi unici dell'Ulivo e alle prossime elezioni si metta in campo questo valore aggiunto». Insomma, tutti provano a rimettere in moto la macchina del Partito Democratico ma, sullo sfondo, restano dubbi, perplessità e polemiche. Le questioni «spinose», come spesso accade in giornate come queste, non sono state toccate e non è escluso che, a breve, il motore si fermi nuovamente.

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