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Il leader Udeur tende la mano a Casini

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«Non può restare nel limbo all'infinito»

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Ci si trova, ci si lascia, ci si cerca e, alla fine, magari, ci si ritrova. Clemente Mastella e Pier Ferdinando Casini sono come due vecchi fidanzati. Insieme fino al 1998 (anno in cui Mastella lasciò il Ccd per fondare prima l'Udr e poi l'Udeur) oggi, rischiano di tornare nuovamente insieme. O almeno così vorrebbe il ministro della Giustizia che, a margine di un convegno delle Acli a Vicenza, spiega il suo progetto. «Voglio lanciare - dice - un appello a tutti quelli che hanno una fede democristiana a concordare modalità della nuova legge elettorale e poi, senza primazie, ma con diritti uguali e paritari per tutti, a presentarci assieme alle europee». «Un appello - continua - che va da Pizza a Rotondi, se ci stanno, a Pomicino, a Fiori e altri, e con l'Udc di Casini e anche con Follini, se è d'accordo». Poi, perché il messaggio indirizzato all'ex presidente della Camera sia più chiaro possibbile, aggiunge: «Non è che Casini può restare nel limbo all'infinito quindi, secondo me, proceduralmente, si possono determinare condizioni politiche in cui però non ci sia una primazia da parte dell'Udc rispetto agli altri». Insomma, l'obiettivo di Mastella è chiaro: un grande centro che possa riunire buona parte degli ex Dc sparsi qua e là nel panorama politico nazionale per presentarsi, autonomo rispetto ai Poli, alle europee del 2009. Ed è chiaro che, nei suoi sogni, il «boccone» più appetitoso è proprio l'amico di sempre: Pier Ferdinando Casini. Dopotutto i due, insieme nella Dc e cofondatori del Ccd, dopo il «divorzio», non hanno mai smesso di «corteggiarsi». Così, un anno fa, Mastella propose alle altre forze centriste il «Patto di Telese»: un accordo prima delle elezioni che, indipendentemente dal vincitore, avrebbe «vincolato» i contraenti ad un dialogo sui temi della politica estera e dei valori. Non se ne fece niente. Ma la cosa non finì lì. Al punto che il Guardasigilli, commentando alcuni articoli di giornale di quei giorni, disse: «Alcuni scrivono che io e Casini siamo fratelli siamesi; ma i fratelli siamesi, una volta separati, non possono essere ricongiunti. I fratelli normali, invece, quando si separano poi si possono ricongiungere. Questo non significa che lo facciamo domani, ma come dice il film "mai dire mai"». E niente di strano che il 26 gennaio scorso, a meno di tre mesi dalle elezioni, Casini rivolgesse un accorato appello all'amico di sempre: «Il tuo posto è nel centrodestra». In fondo è stato lo stesso Mastella, festeggiando lo scorso 28 agosto trent'anni di attività politica, a rivelare oltre alle quotidiane telefonate («Mi chiama ogni giorno per dirmi: perché non rompi con l'Unione, così si va alla grande coalizione...), l'esistenza di un «patto segreto» tra lui e il leader Udc. «Facemmo un patto - ha raccontato - che se si faceva il proporzionale ci presentavamo assieme. Venne pure a Telese ad attaccare il Cavaliere. Beh, si è fatta la legge, ma lui una mattina mi ha chiamato: "Scusami, non se ne fa niente. Voglio fare il successore di Berlusconi». Ora Mastella sembra pronto a riprendere il discorso interrotto mesi fa anche se, da buon democristiano, evita di sbilanciarsi troppo. «Al momento - spiega - non mettiamo in discussione il centrosinistra, che tuttavia ha bisogno di più coesione soprattutto dopo la grande manifestazione di forza data da Berlusconi». E su Casini aggiunge: «È un'ipotesi politica. Vediamo. Sul piano della convergenza politica ora è da capire cosa fare per generare le condizioni perché l'area di centro possa avere una scioltezza e una capacità di allargamento. Poi vedremeo alle europee». Ma dall'Udc si alza la voce di chi chiede chiarezza al leader dell'Udeur. E, se il presidente centrista Rocco Buttiglione si mostra freddo («Non ascoltiamo nessuna sirena andiamo avanti per la nostra strada»), il vicesegretario del partito Mauro Tassone è categorico: se Mastella vuole veramente portare avanti questa proposta, rompa con il centrosinistra. Certo c'è anche chi, come il vicepresidente dei deputati Udc Maurizio Ronconi parla di un'i

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