Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«Auguri Cavaliere, non capisco più Gianfranco»

default_image

  • a
  • a
  • a

Anzi rivolgo i miei più sentiti auguri a Berlusconi affinché possa tornare a fare politica con la verve e la combattività che gli è propria». Rocco Buttiglione non vuole alimentare polemiche, ma non gli è certo sfuggito quello che è accaduto nell'ultima settimana. Prima l'annuncio del possibile «ritiro» del Cavaliere, poi lo scontro tra Fini e Casini. Insomma ce ne è abbastanza per ipotizzare che la battaglia per la successione sia ricominciata. «In ogni caso io credo - dice l'ex ministro Udc - che se vogliamo parlare di politica dobbiamo mettere tra parentesi la questione della leadership, è un punto di partenza sbagliato». E allora da dove bisogna partire? «Io mi domanderei anzitutto cos'è Alleanza Nazionale». Perché? «Perché, al di là delle qualità personali di Fini, se veramente vuole proporsi come leader del centrodestra, non può prescindere dalla domanda su cosa è An». Può spiegarsi meglio? «In Italia la destra democratica non ha una grande storia. Nel nostro Paese, ma anche in Germania e in Spagna, gli spazi della destra sono stati occupati dai democratici cristiani, da partiti di centro. Oggi An chiede di entrare nel Ppe, ma che posizione ha rispetto ai democratici cristiani?» Perché, secondo lei, questo punto è così dirimente? «Perché è chiaro che Fini vuole proporre una guida di destra per tutta l'alleanza. Noi e Casini, al contrario, vogliamo proporre una guida di centro. Mi permetta, ma non è la stessa cosa». Esiste un punto di equilibrio tra queste due posizioni? «Questo è il punto politico. Noi dobbiamo discutere su come riqualificare l'opposizione. Su che opposizione vogliamo portare avanti. Purtroppo questa discussione è stata spesso oscurata e dal finto problema della leadeship, e dal fatto che, ogni volta che l'Udc ha provato a parlarne, è stato accusato di voler passare con il centrosinistra». Non è vero? «Assolutamente no. Noi vogliamo restare nel centrodestra, ma vogliamo anche riqualificare l'opposizione. Per farlo, secondo noi, è necessario smontare le esasperazioni e non contrapporre alla stupida retorica del centrosinistra, una stupida retorica di centrodestra». Sì, ma alla fine, dovrete comunque allearvi con Fini e Berlusconi? «Certo, nessuno pensa che la sinistra si può battere da soli. Ma vede, in Italia c'è un elettorato alternativo a Prodi che non è berlusconiano. Un elettorato che vorrebbe un centro autonomo, ma è disposto ad accettare che questo si allei con il centrodestra. Un elettorato che non accetta posizioni subalterne e servili nella coalizione. Un elettorato che potrebbe allargarsi raccogliendo anche coloro che, a sinistra, sono contrari al Partito Democratico. Questi sono quelli che ci fanno vincere». D'accordo, ma il nodo della leadership? «Quello dovrà essere affrontato al momento opportuno. Ma il candidato non dovrà essere il più popolare tra i nostri tifosi, né tra i tifosi avversari, ma semplicemente colui che porta più voti per vincere».

Dai blog