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Prodi: «Il Paese è addormentato. E io gli dò la sveglia»

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La Finanziaria? «Alla fine produrrà sviluppo. E non è vero che ci sono molte tasse». L'Afghanistan? «Non ci ritireremo». A parlare è il presidente del Consiglio Romano Prodi, intervistato dalla Bbc inglese. Sulla possibilità che l'esecutivo possa cadere al Senato se uno dei partiti della coalizione dovesse «uscire di riga», il premier ribadisce che «questo può avvenire, ma nessuno è interessato a far cadere il governo perchè essi cadrebbero con me». E agiunge che «nessun governo ha preso così tante decisioni in sei mesi». L'intervistatore fa notare le difficoltà che derivano dal governare con una coalizione di nove partiti: «Sì - è la risposta - ma lei pensa che sia più facile con una coalizione di due partiti o di nove partiti? È più facile il compito della signora Merkel o il mio? Davvero non saprei. Guardi che sono serio perchè quando hai due partiti, devi pure discutere ogni decisione che prendi. Quando hai nove partiti puoi dover svolgere una qualche sorta di coordinamento che talvolta ti dà più autorità». La previsione di chi dice che il governo cadrà a Pasqua è corretta? «Il mio governo - risponde Prodi - avrebbe dovuto cadere prima dell'estate sulla politica estera. Poi subito dopo l'estate, per problemi legati con l'avvio della politica di bilancio. Ora per il voto finale sul bilancio. Passo dopo passo il mio governo va avanti, prendendo decisioni, non sopravvivendo, ma prendendo decisioni». Secondo il Professore, «il paese è ancora addormentato, ma sta cominciando a svegliarsi, siamo all'inizio della giornata. Perchè ho suonato la sveglia? Perchè se in termini di crescita sei il 24/o paese su 25 devi svegliarti. Ora - prosegue il presidente del Consiglio - i nuovi dati in termini di esportazioni, in termini di crescita, cominciano a mostrare un qualche cambio di direzione. Con la legge finanziaria tutti i miei obiettivi, tutte le mie risorse sono nella direzione di ottenere una maggiore crescita, perchè se non ho una crescita reale posso anche fare il bilancio più severo ma non avrò successo». Lei è conosciuto come un riformatore - chiede l'intervistatore - e questo è un bilancio audace. Ma lei ha detto che se non viene adottato o se la coalizione non lo sostiene l'Italia sarà persa. «Io non intendo dire che l'Italia è persa senza di me, perchè nessuno è indispensabile - replica Prodi - Ma intendo dire che c'è bisogno di un bilancio serio, di una nuova allocazione delle risorse, altrimenti il paese è perso perchè c'è bisogno di maggiore innovazione, c'è bisogno di un tasso di crescita più elevato, c'è bisogno di mettere sotto controllo la spesa pubblica. Non che la spesa pubblica italiana sia troppo elevata, ma è malamente allocata: spendiamo meno della Francia, meno della Germania, ma i servizi forniti dalla pubblica amministrazione non sono al livello di un paese moderno». Sulla questione delle tasse in finanziaria, Prodi rivendica di aver approvato solo le correzioni volute da lui, non quelle suggerite dai «partiti comunisti. I cambiamenti che ho apportato sono leggeri - dice - e fino ad un limite di 40mila euro il contribuente migliora. Dopo quel livello si è leggermente colpiti. Sono stato contrario ad un'aliquota più alta e ho approvato solo le mie correzioni. Ma la direzione intrapresa è quella di una migliore redistribuzione dei redditi. Negli ultimi anni l'Italia è stato tra i grandi Paesi europei quello con le maggiori disuguaglianze strutturali». Per quanto riguarda, infine,, la politica estera. Prodi sottolinea: «La mia piattaforma è: fuori dall'Irak, restiamo in Afghanistan perchè abbiamo preso un impegno internazionale. Ma è chiaro che noi vogliamo ci sia una soluzione politica perchè non si può tenere delle truppe senza guardare a cosa accadrà domani». Ma quella soluzione politica, gli viene chiesto, può comportare di spostare truppe al Sud per aiutare in quelle province in cui i Talebani stanno cominciando a rimettere piede. «No - replica il presidente del Consiglio - noi abbiamo preso l'impegno e lo rispettiamo. L'impe

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