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Ugl, in 70mila contro la «Finanziaria da urlo»

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Il segretario, quasi senza voce, non rinuncia a denunciare tutti i difetti di una Manovra che, spiega, non «garantisce né equità, né sviluppo, ma semplicemente taglia, taglia, taglia». Per questo l'Ugl ha scelto di scendere in piazza. Per dimostrare che, anche se c'è chi la considera una «comparsa» nel panorama sindacale, l'Unione generale del lavoro «è e continuerà ad essere protagonista». E basta vedere la marea di bandiere dell'Ugl e tricolori che sventolano per la vie di Roma, per rendersi conto che è così. Appuntamento alle 9.30 a piazza dell'Esquilino. Tra i manifestanti ci sono anche gli esponenti di Alleanza Nazionale Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. «La mia - spiega il capogruppo di An alla Camera - è una presenza doverosa, voluta e sentita per dare solidarietà a chi sulla propria pelle soffre le conseguenze di una Finanziaria su cui gli aggettivi sono andati sprecati». Mentre l'ex ministro dell'Agricoltura sottolinea come l'Ugl sia «l'unico sindacato confederale che ha avuto il coraggio, fino in fondo, di sottolineare lo scippo del Tfr». Dopo la colazione (vengono distribuiti caffè e cornetti a tutti), il corteo parte. Alle 13, quando sul palco di piazza Madonna di Loreto sta per prendere la parola Renata Polverini, molte persone sono ancora per strada, ma non rinunciano ad intonare a gran voce l'inno di Mameli. Il segretario generale esordisce con un ringraziamento nei confronti del sindaco Veltroni che ha permesso la realizzazione della manifestazione. Dalla folla si alzano bordate di fischi. Applausi, invece, quando ringrazia le Forze dell'Ordine. Quindi inizia il suo lungo attacco nei confronti della Manovra. Innanzitutto denuncia l'entità dell'intervento e l'eccessivo europeismo del governo. «Solo noi - dice - crediamo ancora a questa favola della Ue. Non dico che non bisogna stare in Europa, ma non possiamo continuare a farci dire cosa dobbiamo fare». Poi passa al Tfr. «Siamo davanti - continua - ad una Finanziaria a "fisarmonica" come non se ne vedeva da lungo tempo. L'unica cifra sicura sono i 6 miliardi di euro che escono dallo scippo del Tfr. Che, diciamolo una volta per tutte, sono le nostre liquidazioni». A questo punto la Polverini mette in luce tutte le contraddizioni di una Finanziaria che premia i «soliti noti» («imprenditori, banche, assicurazioni») e penalizza lavoratori e pensionati e chiede certezze per il rinnovo del contratto di lavoro del pubblico impiego. «Dicono che questo è un Paese democratico - dice - ma in quale paese democratico dei lavoratori del pubblico impiego verrebbero bollati come fannulloni? Basta con le offese, vogliamo la certezza del rinnovo dei contratti». Poi, la Polverini si rivolge alla folla. «Dobbiamo urlare - dice - e farci sentire fino a Montecitorio». E la piazza esplode.

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