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Il premier per un ente di coordinamento Ue L'opposizione: produrrebbe solo più burocrazia

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E quello che poteva diventare un blackout esteso a tutta l'Europa ha ridato slancio al dibattito, già in corso da tempo, sulla necessità che il Vecchio Continente si doti una vera politica energetica e che ci sia un reale coordinamento in un settore, come quello dell'energia, che è ormai sempre più interconnesso. Una questione della quale si era già cominciato a parlare in occasione del blackout che colpì l'Italia nel 2003 e che si è riproposta con forza quando è scattata la querelle sul gas fra Russia e Ucraina all'inizio di quest'anno. Anche il presidente del Consiglio Romano Prodi lo ha sottolineato quando ha affermato che se si è «interdipendenti bisogna esserlo anche nelle decisioni. La prima riflessione è la contraddizione tra avere le connessioni europee e non avere una autorità unica europea», ha sottolineato il premier. Di parere diverso l'opposizione. «Il rischio di blackout non si elimina, come dice Prodi, istituendo l'ennesima autorità europea, che finirà soltanto per creare più burocrazia e vincoli per i cittadini e per le imprese. Il governo dovrebbe investire nella ricerca e soprattutto dovrebbe facilitare la costruzione di nuove centrali e di nuovi gasdotti», sostiene il deputato di Forza Italia Sestino Giacomoni. «Questa - ricorda il parlamentare azzurro - fu la risposta seria che diede il governo Berlusconi, varando un decreto sblocca centrali e autorizzando 23000mw in più, di cui i 12000mw già realizzati hanno ampliato i margini di sicurezza del nostro Paese, aumentando notevolmente le scorte a disposizione rispetto ai 5 anni precedenti. Il centrosinistra, infatti, dal 1996 al 2001 autorizzò soltanto 2000mw, e oggi, a causa delle profonde divisioni della maggioranza tra verdi, rossi e rosa, le cose andranno anche peggio. Il governo Prodi sull'energia, così come sulla finanziaria, rischia il blackout politico. Nel frattempo, purtroppo, gli italiani rischiano di rimanere al buio». Secondo il ministro dell'Ambiente, poi, «la produzione diffusa e l'implementazione delle energie rinnovabili rappresentano la vera risposta alla sicurezza energetica. I rischi di blackout - sottolinea Alfonso Pecoraro Scanio - dimostrano che è necessario seguire la strada nell'innovazione in materia energetica, innovazione che deve necessariamente passare per politiche che incentivino il risparmio energetico e puntino decisamente sulla produzione diffusa e sulle fonti di energia rinnovabile». Intanto, si profila da parte della Procura di Torino l'apertura di un fascicolo sul blackout elettrico che si è verificato ieri sera a Torino ed in altri comuni della Provincia. Infine, a chi guarda alla questione sotto il profilo della politica europea, il principale sindacato francese dell'Edf, che segue con attenzione la progettata fusione fra Suez e Gas de France, pone il problema sotto una luce diversa. Basta con le liberalizzazioni del settore, dice Cgt-Energie: di fronte a queste «disfunzioni» serve lo stop alla liberalizzazioni europee condotte «nella sola logica della concorrenza».

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