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Cesare Cursi (An)

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«I tagli alle industrie farmaceutiche bloccano la ricerca»

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La decisione della giunta di Farmindustria di stringere i «cordoni della borsa» per protestare contro le misure che riguardano il settore contenute nella Finanziaria, sta creando un vero e proprio terremoto. Secondo l'associazione, infatti, il taglio di oltre due miliardi sui prezzi dei farmaci previsto dalla Manovra è «insostenibile» ed è «quaranta volte superiore» ai benefici che le imprese riceveranno dal cuneo fiscale. Così le imprese saranno costrette a chiedere la cassa integrazione per circa 10mila addetti addetti altamente qualificati nelle aree della Ricerca, della Produzione e dell'Informazione Scientifica, mentre bloccheranno, a partire dal gennaio 2007, la sponsorizzazione di convegni e congressi medici. Una decisione che, secondo Federcongressi, rischia di «mettere in ginocchio centinaia di piccole e medie imprese del settore congressuale». Ma a preccupare sono soprattutto gli effetti che, la decisione di Farmindustria, avrà sulla ricerca. Le aziende hanno infatti deciso di sospendere gli accordi di programma e quello di Settore presentato in settembre al Governo mentre saranno ridotte o annullate le attività di collaborazione con le Regioni avviate per sostenere programmi di investimento. Tutto questo, secondo l'associazione, comprometterà sia gli investimenti industriali in Ricerca e Produzione per due miliardi di euro, sia una crescita delle spese per la ricerca e sviluppo del 30-35%. «Si tratta di un fatto gravissimo - commenta Cesare Cursi, senatore di An e vicepresidente della commissione Sanità di Palazzo Madama -, uno stop inaccettabile agli investimenti in ricerca». Secondo Cursi, infatti, la scorsa Finanziaria, attraverso la previsione di «accordi di programma tra il Governo e le industrie del settore, andava nella direzione di favorire la ricerca e puntava a trasformare l'Italia in un Paese che non solo consuma, ma produce farmaci». Dopo lo stop deciso da Farmindustria, però, tutto questo rischia di essere rimesso in discussione. «Tra l'altro - continua Cursi - meno investimenti in ricerca significano anche meno occupazione. L'associazione ha annunciato che chiederà la cassa integrazione per 10mila addetti. E pensare che gli accordi di programma rappresentavano anche un modo intelligente per arginare il fenomeno della "fuga di cervelli dall'Italia"». Da romano, l'ex sottosegretario alla Sanità, non manca di sottolineare che, una delle Regioni più colpite da questo stop, sarà proprio il Lazio. «Siamo la seconda Regione in Italia - spiega - per numero di aziende nel settore farmaceutico. Questo significa che ci saranno tra i 1000 e 1500 lavoratori in meno». Un discorso a parte, ma ugualmente preoccupante, è poi quello che riguarda la sponsorizzazione di congressi e l'Educazione continua in medicina. «Se fatti bene - prosegue Cursi - i congressi rappresentano un'ottima occasione per scambiare informazioni e, quindi, sono funzionali allo sviluppo del settore. Bloccare l'Educazione continua in medicina significa minare la qualità delle nostre strutture. Se, infatti, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, l'Italia è al secondo posto per quanto riguarda i servizi, è soprattutto grazie alla formazione e all'aggiornamento dei nostri operatori sanitari». Per Cursi, comunque, l'aspetto più negativo è sicuramente il fatto che la decisione di Farmindustria «arriva dopo una serie di incontri inutili e infruttuosi con il ministro della Sanità Livia Turco e quello dello Sviluppo Pierluigi Bersani». «Anche il tavolo tecnico - continua - non ha prodotto risultati». Per questo, secondo Cursi, è «importantissimo che il governo riconsideri immediatamente il proprio rapporto con il mondo farmaceutico». N. I.

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