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Rifondazione, sindrome da post-Bertinotti

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«Incidiamo poco — racconta un deputato molto vicino alla «base» — Basta guardare quello che è successo sulla Finanziaria: quando Padoa Schioppa ha annunciato che sarebbe stata di 30 miliardi abbiamo fatto fuoco e fiamme, abbiamo detto che avrebbe dovuto essere al massimo di 20. Poi l'ha presentata ed è addirittura salita a 34. E nessuno ha protestato». Uno sfogo che fotografa lo stato d'animo di buona parte del partito il cui comitato politico in questi giorni sta discutendo proprio di quello che sarà il futuro di Rifondazione. E più in generale di tutta la sinistra. Non c'è nessuna accusa a Franco Giordano che — sottolineano tutti — la sua parte la sta facendo, lavorando e faticando, ma certo è difficile recuperare il peso e la forza politica di Bertinotti. «Il problema - racconta un altro deputato — è che in questo partito è mancata una scuola politica, quella famosa "formazione dei quadri" che un tempo era la base di qualsiasi carriera politica. Bertinotti non l'ha mai fatta e ora ci accorgiamo che dietro di lui c'è il vuoto». Un vuoto preoccupante anche perché il centrosinistra è sempre più un magma in continuo movimento, con forze che spingono da una parte per creare un nuovo centro con il Partito Democratico e altre che invece fanno riferimento a una sinistra europea, come il Correntone di Fabio Mussi, che di fusione tra Ds e Margherita non vuole proprio sentir parlare ed è sempre più vicino a una scissione con la Quercia. In una situazione come questa Rifondazione Comunista rischia di rimanere schiacciata, di perdere la sua identità a favore di nuove formazioni politiche. Sarà per questo che si ripetono gli appelli di «apertura» proprio ai «compagni» del Correntone, e sarà per questo che Franco Giordano, chiudendo nei giorni scorsi i lavori della direzione e dell'esecutivo del partito, ha spiegato come il cammino della Sinistra Europea procederà di pari passo con un'evoluzione della stessa Rifondazione: «Un percorso di riforma culturale che porterà ad una conferenza organizzativa entro la fine dell'anno, che ha l'obiettivo di ridiscutere il modo d'essere del nostro partito». Intanto però la prova di come il «peso» politico non sia più quello di una volta lo dimostrano anche alcune piccole crepe nei rapporti di forza locali. Come a Roma dove un consigliere comunale di Rifondazione, Pino Galeota, doveva ottenere una delega — promessa fatta dal sindaco Veltroni a Franco Giordano — ma ancora oggi, a cinque mesi dalle elezioni, quella delega non è arrivata.

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