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La terra dove la sinistra si divora da sola

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Il primo dei non eletti della Margherita è il sospetto mandante dell'omicidio Fortugno

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La Calabria continua a essere al centro della scena di omicidi, di scandali, di indagini, di inchieste e di prime pagine dei giornali. Bufere su bufere, arresti su arresti. Ma non si arriva mai a vedere la luce: si tratta, infatti, nella maggior parte di casi irrisolti. Genitori di figli uccisi dalla 'ndrangheta e abbandonati al loro dolore. Politici, spesso al centro di scandali e indagini, che poi però si sciolgono come neve al sole, facendo cadere tutto nel dimenticatoio. Insomma, una terra, la Calabria, con le sue bellezze oscurate dalla mancanza di luce su queste vicende. Basti guardare a questo ultimo anno. 16 ottobre 2005: davanti al seggio per le primarie allestito a Locri, viene barbaramente ucciso Franco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. Un delitto su cui gravano ancora troppi misteri e sul quale la verità piena e completa appare ancora lontana. La vedova ha chiesto a gran voce verità sull'omicidio. La sua speranza, però, non sembra trovare riscontro concreto nelle indagini, che dopo l'arresto, il 21 giugno scorso, di Marcianò e del figlio Giuseppe, e quelli precedenti del 21 marzo dei presunti esecutori materiali e dei loro basisti, non hanno fatto registrare ulteriori passi in avanti e risultati concreti. Dalla Procura antimafia di Reggio è venuta più volte l'assicurazione che le indagini sull'assassinio di Fortugno proseguono e che si vuole andare oltre il livello di responsabilità accertato al momento. Sono in molti, però, in questo senso, a manifestare scetticismo sull'effettiva possibilità di arrivare ai veri mandanti dell'assassinio di Fortugno. Non ci crede quasi nessuno. Chi sia il «personaggio politico» cui si fa riferimento nell'ordinanza di custodia cautelare emessa contro Marcianò ed il figlio non è un mistero, anche perchè viene citato più volte nel provvedimento restrittivo. Si tratta di Domenico Crea, della Margherita, subentrato nel Consiglio regionale della Calabria a Francesco Fortugno dopo la sua uccisione. Non c'è però alcuna prova, come è stato sottolineato dai magistrati della Dda reggina, di un coinvolgimento di Crea nell'omicidio di Fortugno, tanto che il consigliere regionale non è neppure indagato e si sospende anche dalla Margherita. Un vero e proprio pasticcio e un non sense dal punto di vista investigativo. Confusione e incertezze che non hanno fatto altro che destabilizzare ancora di più la politica calabrese. C'è però una nota positiva nella vicenda. A seguito dell'omicidio Fortugno a Locri è nato spontaneamente un movimento di giovani che si batte contro la mafia. Vengono definiti «i ragazzi di Locri». Giovani e giovanissimi scesi in piazza il giorno dopo l'agguato e che da allora non si sono più fermati nelle loro denunce sull'illegalità e contro il crimine, creando dal nulla l'associazione Fo.re.ver., Forum per la resistenza e la verità. Intanto la storia della Calabria continua ad essere «macchiata» da altri omicidi, da altre vicende oscure, altri scandali, altri arresti. Luglio 2006: il capogruppo dei Ds al consiglio regionale, Franco Pacenza, viene arrestato con l'accusa di concussione. Arresto durato pochi giorni, fino a quando cioè il Tribunale della libertà di Catanzaro lo annulla per mancanza di gravi indizi. Settembre 2006: il vice presidente del consiglio regionale, Nicola Adamo, è indagato dalla procura di Catanzaro, insieme alla moglie Enza Bruno Bossio, per associazione a delinquere, truffa e abuso d'ufficio. Anche in questo caso però, tutto è ancora da definire. Davanti a questo quadro, in molti, calabresi e non, chiedono chiarezza e giustizia. Per ora, rimane l'indignazione davanti ad una terra come la Calabria, «bella» ma «maledetta» da oscure vicende.

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