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di ALESSANDRO USAI L'IMPRENDITORIA italiana sembra avere il fiato corto.

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E invece di trovare ristoro da chi dovrebbe e potrebbe intervenire con le giuste leve, ci si ritrova davanti a coloro che sembrano remare in un'altra direzione. Ecco allora che all'orizzonte spuntano nubi e si corre il rischio di perdere la fiducia. Un antidoto allora è quello di ricorrere all'ingegno, alla italiaca creatività che ha fatto del made in Italy un marchio di qualità riconosciuto in tutto il mondo. Un po' il concetto che il presidente di Geox Mario Moretti Polegato ha cercato di spiegare di fronte alla platea dei giovani industriali riuniti a Capri. Un capitano del mondo dell'economia che traccia la rotta da seguire a skipper capaci di capire come tira il vento. La Finanziaria fiacca la spinta propulsiva della piccola e media impresa e la ricetta per sanare i conti dello Stato non passa per l'aumento delle tasse. «Non credo che faccia piacere dover sempre pagare - afferma Polegato - ma per il bene del Paese i sacrifici si debbono fare» Presidente, la convice l'impianto della Manovra che il governo si appresta a varare? «Bisogna valutare con attenzione. La Finanziaria contiene molti articoli spesso tecnici e di difficile comprensione ma ciò che conta sono gli investimenti che vengono previsti per sostenere lo sviluppo» Ma non si doveva forse puntare di più sulla ricerca? «Si. Puntare di più sui giovani, la loro crescita, la loro formazione. E' attraverso la fantasia che noi italiani facciamo la differenza nel mondo» La sua esperienza da imprenditore quali consigli suggerisce? «Quando ho creato la Geox mi sono servito solo dell'intuizione e ho brevettato l'idea della scarpa che respira. Un successo in tutto il mondo tanto che adesso la società in borsa vale circa 2,5 miliardi di euro e cresciamo del 30 per cento ogni anno» Da una idea all'impresa. «Proprio così. Mi chiedo però perchè gli italiani abbiano il caffè più buono ma poi è una multinazionale che fa il business. Anche la pizza viene sfrutatta da catene straniere». Per quale motivo? «Facile. Non si scommette più su se stessi, sull'innovazione. Ci rubano le idee, i prodotti. Mancano gli incentivi«. Una critica al governo e a questa Manovra? «Non voglio fare un discorso politico. Ma bisogna essere chiari: viviamo un momento di scetticismo». Come dire che manca la fiducia nel governo? «In un certo senso. Direi che la fiducia è compromessa. Ma mi riferisco al Paese. Si assiste a una lotta tra interessi diversi: industriali da una parte, sindacali dall'altra. E la politica da un'altra ancora». Quale ricetta proporre? «Si dovrebbe fare un sondaggio». Un sondaggio? «Si. Un sondaggio tra i lavoratori sul Trattamento di fine rapporto per esempio». E che risultato ne uscirebbe? «Non lo so. Ma se il 51% risultasse contrario si dovrebbe avere la forza di cambiare rotta». Quali strumenti servirebbero per sostenere lo sviluppo? «Penso agli ammortizzatori sociali. Per le aziende agricole, artigianali. Occorrono maggiori linee di credito per chi vuole investire». Quale messaggio allora ai giovani imprenditori? «Che servono giovani più imprenditori. Il Paese si cambia con loro e con il loro entusiasmo». Uno stimolo in più anche per Confindustria? «Certo. Un chiaro segnale dalla base che vuole rilanciare la cultura aziendale. Un suggerimento che anche lo stesso presidente Montezemolo dovrà tenere nella giusta considerazione».

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