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«LA MAGGIORANZA è andata sotto al Senato per un solo voto di scarto sul ddl Mastella.

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«Il voto di oggi (ieri, ndr) - ha spiegato Castelli - comporta che la mia riforma entri comunque in vigore almeno nella parte in cui si prevedeva l'obbligo per i magistrati di scegliere tra giudici e pubblico ministero». Quella parte del testo, infatti, dovrebbe entrare in vigore il 28 ottobre. «Ma per allora - ha proseguito Castelli - la Camera quasi certamente non ce la farà a modificare il voto di oggi di Palazzo Madama. Così la scadenza del 28 ottobre sarà davvero difficile evitarla». E, nella giornata di ieri non sono mancati commenti a cascata da parte di tutta la Casa delle Libertà: «Nel giro di due settimane la maggioranza è stata battuta due volte. La prima volta perché eravamo di più noi. Questa volta perchè un pezzo di essa, l'Idv, non ha votato un articolo del testo di Mastella», ha affermato Renato Schifani, capogruppo dei senatori di Forza Italia. «Una maggioranza coesa, compatta e graniticamente schierata a difesa di tutte le sue componenti che dimostra che l'opposizione dice sempre e solo bugie», ha commentato il leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, commentando ironicamente la sconfitta della maggioranza al Senato sull'articolo 5. «La minaccia di Mastella di voler chiedere la sfiducia del collega ministro Antonio Di Pietro e gli ultimatum rivolti al presidente del Consiglio dal capogruppo dell'Udeur Mauro Fabris, pongono il governo in una situazione di pre-crisi proprio nel giorno dell'illustrazione della finanziaria». Erminia Mazzoni, il vicesegretario nazionale e responsabile giustizia dell'Udc ha commentato il voto negativo affermando che «su un provvedimento claudicante c'era da attendersi una caduta. La maggioranza è a pezzi e mostra la sua debolezza ad ogni voto al Senato. Lo scontro tra Di Pietro - Mastella è diventato un tormentone del quale faremmo volentieri a meno».

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