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dall'inviato PAOLO ZAPPITELLI CAORLE — Non sono bastate le frasi rassicuranti pronunciate ...

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Ieri, da quello stesso palco, è andata in onda l'ennesima divisione del centrosinistra sui temi più caldi di questi giorni, pensioni e manovra economica. Con lo strano asse Giordano-Mastella impegnato a chiedere, sia pure con toni diversi, di tenere la riforma delle pensioni fuori dalla Finanziaria e con i leader di due sindacati, Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni, decisi a non arretrare di un passo dalla linea del «no» ai tagli e dalla bocciatura del meccanismo dei disincentivi per coloro che vogliono lasciare il lavoro in anticipo. Così mentre a Roma Prodi riuniva parte dell'esecutivo per iniziare a «stringere i bulloni» sulla prossima manovra, dal palco sulla piazza di Caorle Franco Giordano, Massimo D'Alema, Antonello Soro, Giuseppe Fioroni, Clemente Mastella e Alfonso Pecoraro Scanio, ovvero mezzo Consiglio dei ministri, si trovavano a misurare ancora una volta la distanza abissale che divide i partiti dell'Unione sui temi economici. Il primo a far capire che le posizioni non erano assolutamente cambiate è stato il segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano. L'inizio del discorso - rispondendo a una domanda del direttore del Messaggero Roberto Napolitano che moderava il dibattito - è un fendente alle buone intenzioni di Prodi: «La riforma delle pensioni bisogna tenerla fuori dalla Finanziaria perché non deve essere segnata dalla logica dei tagli». Massimo D'Alema, seduto proprio accanto a lui, non fa una piega. Però, man mano che il dibattito procede - sarà l'ultimo a intervenire - inizia a far trasparire qualche cenno di fastidio: alza gli occhi al cielo, legge un messaggio sul telefonino, gonfia le guance, piega meticolosamente un biglietto che tiene tra le mani. Giordano, intanto, fa partire il secondo fendente: «Nella riforma delle pensioni non si deve inserire il meccanismo dei disincentivi, quello sulla previdenza è un provvedimento complesso che non può sottostare alla tagliola dei tagli. E poi su 14 milioni di pensioni Inps 10 milioni sono sotto i 500 euro. Io credo che dovremo aumentarle un po'». Spetta a Giuseppe Fioroni tentare di accorciare le distanze, provando a gettare tutte le colpe sul centrodestra che ha lasciato «una voragine nei conti pubblici. Sapevamo che c'era un buco ma non pensavamo fosse di questa entità». «Questo - prosegue - ci costringe a fare una manovra durissima». Chi invece non si impietosisce neppure un po' davanti alla distanza che anche dal palco della Festa della Margherita si continua a scavare tra l'ala radicale della sinistra e il resto della coalizione è Clemente Mastella. Il quale prima si concede una battuta su Berlusconi - «scusate anch'io ho la voce un po' bassa, ho una piccola tracheite, però sono venuto lo stesso» - poi parla della riforma della giustizia - «dovremo discuterne tutti insieme con serenità» - infine, con la massima serenità, affonda il colpo e chiude la tenaglia con Rifondazione: «Le pensioni? Certo che bisogna tenerle fuori dalla Finanziaria. E bisogna anche affrontare questa riforma con la massima concertazione possibile». Dopo il leader dell'Udeur è la volta di D'Alema che chiude il dibattito. Il vicepremier tenta una mediazione difficilissima, cercando di coinvolgere tutti nella necessità di una manovra durissima per colpa della destra «che ci ha consegnato conti falsi, lasciandoci in eredità una situazione catastrofica». «Però - aggiunge - dobbiamo avere coraggio e andare avanti. E senza nessuna spalmatura». In prima fila ad ascoltarlo, oltre al leader della Margherita Francesco Rutelli, ci sono anche Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni. Non commentano ma quello che pensano è riassunto in una risposta lapidaria che il leader della Uil aveva dato poco prima a chi gli chiedeva se era d'accordo con la posizione del governo sulle pensioni: «Ma qual è la posizione del governo?».

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