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Incontro riservato in Campidoglio In agenda tutte le opere per la città

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Poche righe, all'interno di un comunicato diffuso nel tardo pomeriggio segnano la fine del gelo tra il leader della Margherita, Francesco Rutelli, alla guida del dicastero per i Beni e le Attività culturali e il sindaco di Roma, Walter Veltroni, nel suo primo giorno lavorativo dopo la lunga pausa estiva. Un incontro significativo, compiuto ben distante dalle telecamere e che segue solo di un giorno l'annuncio di Rutelli di nuovi finanziamenti per il restauro di uno dei più importanti monumenti storico-archeologici del Paese, la Domus Aurea appunto, e solo di qualche ora l'annuncio, a sorpresa, di Veltroni stesso di essere pronto ad un tipo diverso di impegno politico qualora le condizioni dell'attuale assetto istituzionale dovessero cambiare. «Sottigliezze» penserebbero alcuni. Segnali decisivi, secondo molti, di due mondi che si uniscono e che si alleano sullo sfondo di un partito democratico che nonostante le buone volontà stenta a decollare. Che sia una «pace» o una «tregua» è presto per dirlo fatto sta che i primi mesi da ministro dell'ex sindaco di Roma sono stati tempi di scontri proprio con il mondo diessino della Capitale. Non a caso, infatti, Rutelli occupa un posto che sulla carta delle segreterie politiche spettava a Goffredo Bettini, mente e padre del «Laboratorio Roma» che ha sancito una pace tra Margherita e Ds che regge da oltre 13 anni. Una pace entrata in crisi proprio con l'ultima campagna elettorale, che ha visto rimanere a piedi diversi esponenti diessini e fare «il pieno» ai «cugini» della Margherita. Un attrito tra i due leader che si è manifestato in tante piccole occasioni, inaugurazioni, conferenze, incontri in cui non si sono mai visti insieme, non a caso. «Interferenze» sulla Capitale del ministro, che troppo spesso si sente ancora sindaco, poco gradite da chi il «titolo» di primo cittadino lo ha riconfermato segnando il record assoluto di preferenze. Delle interferenze che però, da parte di Rutelli, non erano rivolte esclusivamente alle singole questioni, come quest'ultima sui finanziamenti per la Domus Aurea, quanto piuttosto a dare un segnale forte e deciso agli esponenti romani del suo partito. I vertici della Margherita capitolina infatti non vivono un momento felice, per metà settembre è convocata un'assemblea generale in cui i diversi «petali» andranno alla resa dei conti e non è poi così scontato che a vincere sia ancora la corrente rutelliana. Inviare messaggi e segnali concreti da ministro alla città rientra dunque nella strategia del leader che mira a confermare il primato sul tavolo capitolino. Sull'altro fronte però si trova un Veltroni sempre più forte e sempre più amato e che difficilmente farà un passo indietro. Da parte sua infatti ha un consenso popolare che lo vorrebbe ben più in alto del Palazzo Senatorio del Comune. E qualche sassolino dalla scarpa che sotto sotto vorrebbe togliersi. Ma il gelo tra il sindaco e l'ex non serve a nessuno, se non a indebolire entrambi i fronti e ad ingrossare le fila dei partiti che pur essendo «minori» potrebbero approfittare della confusione ulivista per sferrare colpi sempre più bassi. Rifondazione in primis. Un incontro, alla fine, quello di ieri che si attendeva e che oltre a sancire una sorta di «patto per Roma» potrebbe rappresentare un primo strategico passo verso un «patto per il Paese», perché certamente senza un accordo tra Rutelli e Veltroni appare impossibile la costruzione di una base politica sana che vada verso quel partito unico e riformista del quale, al momento, si è scelto solo il nome.

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