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di GIANNI DI CAPUA CHISSÀ cosa penseranno oggi i lettori dell'Unità gli stessi che, sul forum online ...

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Il ministro competente Cesare Damiano, infatti, non solo non ha ancora compiuto nessun atto concreto per tutelare il lavoro precario (non è andato al di là di una circolare sui call center), ma sembra in tutt'altre faccende affaccendato. Ieri, ad esempio, assieme al Guardasigilli Clemente Mastella, ha presentato un piano per favorire il reinserimento lavorativo di circa 2000 detenuti usciti dalle carceri con l'indulto (proprio quelli che non piacciono affatto al popolo della Quercia). Certo, si tratta comunque di precari e disoccupati, ma il provvedimento sembra dettato più da una situazione di emergenza legata all'approvazione dell'atto di clemenza, che ad un reale piano di azione contro la precarietà. Fatto sta che il progetto potrà contare su una dotazione di 10 milioni di euro del ministero del Lavoro e di 3 milioni di euro di quello della Giustizia, proveniente dai fondi della cassa per le ammende. Nel dettaglio il piano di reinserimento lavorativo prevede, per gli ex detenuti che ne faranno richiesta, duemila tirocinii in imprese della durata di sei mesi, durante i quali verrà erogato al tirocinante un «sostegno al reddito» di 450 euro al mese, mentre all'azienda presso la quale si svolgerà la formazione lo Stato darà mille euro. In aiuto degli ex detenuti, poi, per aiutarli nel percorso post carcere diretto verso il lavoro, verranno istituiti anche degli appositi centri di servizio e orientamento. All'attuazione di questo progetto parteciperà l'intero sistema delle cooperative. «Questo piano - ha detto Damiano - risponde all'esigenza del reinserimento nel tessuto sociale di una parte (speriamo di tutti) degli ex detenuti e serve anche ai fini della prevenzione e della sicurezza. Fra poco partirà una apposita circolare e creeremo un apposito tavolo di "governance", tra il ministero del Lavoro e quello della Giustizia, per agire in maniera tempestiva e monitorare le richieste». Ad avviso di Damiano, l'offerta di duemila tirocinii dovrebbe essere sufficiente alle richieste degli ex detenuti in quanto «non tutti si trovano in condizione di bisogno, non tutti non hanno niente alle spalle e non tutti sono ancora in età lavorativa».

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